Nella vita bisogna essere preparati a tutto, ma questa volta non me l'aspettavo. Sapevo che Aldo non stava bene e che era stato ricoverato da alcuni giorni al Gemelli, mai avrei pensato questa mattina di essere svegliato da una così brutta notizia. Aldo Biscardi se ne è andato alla soglia degli 87 anni che avrebbe compiuto tra un mese, se ne è andato nell'anno in cui un'altra sua battaglia era stata vinta, quella della moviola in campo che lui ha voluto come nessun altro. Voleva un calcio migliore, pulito ed è stato accontentato. Il cuore intriso di dolore perché Aldo Biscardi per me ha rappresentato molto anzi, moltissimo. E' stato colui che mi ha lanciato e fatto conoscere nel mondo dell'etere. Ero da poco diventato capo dello sport de Il Tempo e Aldo mi chiese più volte di entrare a far parte della sua trasmissione. Inizialmente avevo un timore cane, timore per quell'arena che se non hai pelo sullo stomaco ti divora. Riuscì a farmi vincere la paura e da allora diventai uno degli uomini del Processo di Biscardi. Che non era una trasmissione come tutte le altre, era la trasmissione, il talk show del giorno dopo, dove era difficile parlare di calcio. Ma non per lui, non per Aldo Biscardi, istrionico e capace di trovare sempre la chiave giusta per entrare nel cuore della gente.
Le sue battaglie sono ormai conosciute da tutti. Dall'Inno Nazionale alla Moviola in campo. Sapeva aggredire lo schermo come nessun'altro. La sua era una trasmissione vera, di contenuti, di approfondimenti, di inchieste. Era avanti a tutti come modo di pensare e intendere il giornalismo. Non gli bastò il Processo di Biscardi del lunedì sera. Inventò Biscardi Venerdì, per anticipare la domenica calcistica e al suo fianco chiamò Diego Armando Maradona. E fu un altro successo del Re Mida della televisione, perché tutto quello che toccava diventava oro. Calciopoli ha devastato anche lui e i benpensanti di un paese, l'Italia, dove basta un nulla per essere messo alla gogna. Si scrisse e disse di tutto di quella trasmissione. Ma era solo invidia, perché Aldo sapeva fare televisione come pochi altri. E' caduto e si è rialzato e ha continuato a portare avanti il nome del Processo che in tanti hanno provato ad imitare senza mai riuscirvi.
Ha avuto ospiti illustri nella sua trasmissione, dal Presidente Pertini a Silvio Berlusconi, da Gianni Agnelli a Roberto Benigni, tanto per fare dei nomi. Perché il Processo di Biscardi, figlio del Processo del Lunedì, 37 anni di storia che ne hanno fatto la trasmissione più longeva della televisione italiana, entrava nelle case degli italiani il lunedì sera quando il calcio lo avevamo visto in tutte le salse. Eppure, la sua trasmissione faceva sempre il record di ascolti. Semplice come gli uomini molisani, ma dotato di un carisma eccezionale. Accanto a lui donne bellissime, da Jennifer Rodriguez a Mariella Scirea, moglie del compianto difensore della Juventus, per chiudere con Georgia Viero, l'ultima di una lunghissima serie. Ma soprattutto aveva la sua famiglia, la moglie Elsa e i figli Antonella e Maurizio che lo hanno accompagnato in tutte le sue avventure televisive e che in questa stagione hanno raccolto i testimone con l'edizione numero 37 del Processo di Biscardi affidato alla conduzione di Giorgia Palmas. Con Aldo Biscardi se ne va una parte bellissima di questo mondo pallonaro che lui ci ha vedere con mille sfaccettature. Una meravigliosa storia di giornalismo scritta sul piccolo schermo, lezioni di sport, di vita che continueranno perché Aldo ha lasciato un patrimonio inestimabile. Non ti dimenticherò mai caro Aldo ma mancherai da morire.