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Quattro filoni d'inchiesta, nuove segnalazioni su telefonate

A un anno esatto dalla tragedia di Rigopiano, quando una valanga distrusse l'hotel cuasando la morte di 29 persone, continuano le indagini delle forze dell'ordine. Un fascicolo composto da migliaia di pagine tra le quali spuntano, tra le altre, le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose. Il procuratore della Repubblica di Pescara, Massimo Serpi, titolare dell'inchiesta insieme al pm Andrea Papalia, si era prefissato l'obiettivo di chiudere le indagini entro un anno dalla tragedia. Tuti gli indagati sono stati ascoltati prima di Natale e, probabilmente, servirà ancora qualche settimana per concludere l'inchiesta. 

Inoltre, pochi giorni fa sono state segnalate dai carabinieri Forestali di Pescara due telefonate che chiamerebbero in causa  il responsabile della sala operativa del 118 di Pescara Vincenzino Lupi e della funzionaria della Prefettura Daniela Acquaviva. Agli atti c'è uno stralcio di una telefonata acquisita in quelle concitate ore nella quale la funzionaria dice all'operatore del 112: “Ma l'Hotel Rigopiano è stato fatto stamattina”.

I familiari delle vittime da Papa Francesco

Nel frattempo, come riferito dall'Ansa, si è appreso che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni, incontreranno lunedì 22 gennaio, al Quirinale, i familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano. Inoltre, il 25 gennaio, saranno ricevuti dal Pontefice

I quattro filoni di indagine

Sono 23 le persone indagate e tra le accuse più gravi quelle di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose. I filoni di inchiesta principali, su cui sta inadgando la Procura sono 4

  1. I ritardi nell'attivazione della macchina dei socorsi: l'accusa chiama in causa l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il dirigente dell'area Protezione civile Ida de Cesaris e il capo gabinetto Leonardo Bianco. Per l'accusa, il centro coordinamento soccorsi venne attivato solo a partire dalle 10 del 18 mattina, nonostante l'allertameteo che imperversava sulla zona. Versione che viene contestata dalla difesa dell'ex prefetto secondo la quale l'attivazione avvenne già dal 16 gennaio. 

  2. La gestione dell'emergenza: in questo filone di inchiesta risultano iscritti nel registro degli indagati il presidente della Provincia di Pescara, Antonio di Marco, l'ex dirigente del settore viabilità e referente di protezione civile, Paolo D'Incecco, il responsabile degli stessi servizi, Mauro Di Blasio, il comandante della Polizia Provinciale di Pescara, Giulio Honorati, il tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale, Tino Chiappino. Le ipotesi di reato a loro carico sono la mancata attivazione della sala operativa di Protezione Civile, il non aver effettuato la ricognizionie dei mezzi spazzaneve e la mancata chiusura al traffico del tratto di strada provinciale che conduce a Rigopiano. 
     
  3. La realizzazione del resort: questo fascicolo vede coinvolti  il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, e i tecnici Luciano Sbaraglia ed Enrico Colangeli, in relazione alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune che, se fosse stato approvato – è la tesi dell'accusa – avrebbe impedito l'edificazione del nuovo hotel Rigopiano e quindi il verificarsi della tragedia.
     
  4. La mancata realizzazione della Carta per il pericolo valanghe: l'ultimo filone di inchiesta vede indagati i dirigenti della Regione Abruzzo Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio. Su tutto la relazione dei periti della Procura secondo i quali per salvare le vite umane era necessario evacuare l'hotel due giorni prima della tragedia. 
     

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