Destano preoccupazione le forti piogge (e soprattutto i venti che queste hanno portato) che imperversano sulla città di Genova, con rischio così elevato da aver costretto gli operatori al lavoro sul greto del Polcevera a decidere di sospendere l'attività di sgombero delle macerie del Ponte Morandi, non appena l'allerta meteo è diventata “gialla”, ossia dalle 20 di ieri sera. Il vento forte, infatti, starebbe minacciando seriamente la stabilità dei due tronconi del ponte rimasti in piedi al di qua e al di là del torrente e, per questo, operai e macchine resteranno fermi fino a che l'allerta meteo non sarà cessata, come specificato anche dal governatore Toti e dall'assessore regionale alla Protezione Civile Giacomo Giampedrone. Il rischio stabilità ha palesato nuovamente la necessità di acclerare le operazioni per rimuovere totalmente ciò che resta del viadotto ma, al momento, la preoccupazione riguarda perlopiù il greto del torrente, colmo di oltre 1200 mq di detriti e macerie.
L'allerta
Secondo le autorità, nonostate la presenza ingente di materiale, il letto a portata ampia del Polcevera potrebbe bastare a scongiurare i rischi di esondazione e, anche se il monitoraggio in queste ore è piuttosto serrato, non verrà comunque ampliata la zona rossa, ritenuta già sufficientemente ampia per garantire la sicurezza. Questo, ovviamente, assieme alla misura che prevede la sospensione momentanea delle attività di rimozione delle macerie sul greto del torrente. Il monitoraggio non riguarda solo il corso a valle ma anche tutti i vari affluenti a monte del sito del disastro: “Prenderemo alcune precauzione supplementari – ha detto il governatore Toti – come un controllo più attento dell'area non solo con gli strumenti pluviometrici ma anche con il dispiegamento dell'apparato della Protezione civile che controllerà l'area a vista”.
L'uscita di scena
Nel frattempo, a tenere banco è stata anche la vicenda dell'uscita dalla commissione d'inchiesta dell'ingegner Brencich e del presidente Ferrazza, rispettivamente dimesso e rimosso dal team di inquirenti del Mit: “La mia decisione di dimettermi – ha detto Brencich – coincide con una ragione di opportunità. Lo volevo fare già quattro giorni fa. Su questa vicenda si è alzata una questione politica, con la quale non ho nulla a che fare. Quindi, per ragioni di serietà, mi sono dimesso”. Ancora attesa, invece, per Ferrazza: “Vorrei cercare di capire – ha dichiarato -. Ma prima di parlare dovrei ricevere una comunicazione del Ministero, cosa che ancora non c'è stata”.