Cronaca

Agguato a Parigi, spunta un video girato dall’attentatore

Sette fermati, uno rilasciato dopo l’interrogatorio. E una persona, di 18 anni e di origine pakistana, che ha ammesso le sue responsabilità. E’ stata una domenica trascorsa all’insegna dei chiarimenti quella seguita all’agguato a colpi di mannaia che sconvolto una Parigi già messa a dura prova dal coronavirus. Un attentato in piena regola, con le azioni rivendicate dal giovane aggressore che avrebbero dovuto prendere di mira (ancora una volta) le vignette satiriche di Charlie Hebdo. E, ora, spunta anche un filmato, con dichiarazioni in lingua urdu, nel quale l’attentatore spiegherebbe le motivazioni dell’attacco. Riferendo, come poi riportato anche agli inquirenti, di aver agito per colpire la linea satirica del settimanale parigino.

Parigi, il sangue di Charlie

Nell’attacco sono rimaste ferite due persone, dipendenti di uno studio di produzione televisiva situato proprio di fronte l’ex sede di Charlie Hebdo. Lo stesso luogo dove, cinque anni fa, quasi tutta la redazione del settimanale fu massacrata a colpi di kalashnikov. Stavolta, l’arma usata è da taglio ma sufficiente a gettare nuovamente il terrore su un boulevard che fu teatro di uno degli attentati più atroci degli ultimi anni. Una mattanza che portò alla morte 14 redattori, fra vignettisti e disegnatori, e 3 poliziotti. Uno dei quali freddato proprio lungo il boulevard dove sono stati feriti i due dipendenti della società che ha sede di fronte alla vecchia redazione di Charlie.

Il fermato

Al momento, la ricostruzione del 18enne è al vaglio degli inquirenti. Il ragazzo, arrivato in Francia da Islamabad quando era ancora minorenne, si era trasferito in una banlieu parigina subito dopo il compimento della maggiore età. L’appartamento in cui viveva era condiviso con alcuni coetanei, tutti ascoltati dagli inquirenti. La persona fermata poiché ritenuta complice nell’agguato a colpi di mannaia, è stata invece rilasciata. Qualche dubbio è stato invece avanzato sul racconto del 18enne che, secondo le testimonianze, non avrebbe mai mostrato segni di radicalizzazione. Accertamenti anche sul suo nome.

Damiano Mattana

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