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sabato 1 Marzo 2025

Palermo, i commercianti si ribellano alla mafia e denunciano il racket

Individuato il nuovo reggente della famiglia di mafia di Borgo Vecchio: Angelo Monti. L'operazione denominata "resilienza"

Dopo anni di silenzio i commercianti del quartiere Borgo Vecchio di Palermo si sono ribellati al racket imposto loro dalla mafia e hanno denunciato gli estortori. I carabinieri hanno fermato 20 persone tra boss, gregari ed esattori del clan.

Borgo vecchio

Lโ€™indagine che ha portato ai fermi รจ la prosecuzione di inchieste passate sul mandamento mafioso di Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

Nel novembre del 2018, il gup di Palermo aveva condannato complessivamente a oltre mezzo secolo di carcere 13 tra estorsori, boss e uomini dโ€™onore della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio.

Il nuovo reggente

La nuova operazione ha permesso quindi di individuare il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio in Angelo Monti, il quale ha guidato la riorganizzazione del clan dopo la sua scarcerazione.

Scarcerato tre anni fa, le indagini hanno permesso di accertare che Angelo Monti era tornato a guidare il clan. Monti fu arrestato giร  nel 2007 perchรฉ ritenuto al vertice della famiglia e dal 2017 era sorvegliato speciale.

Scoperti anche i โ€œcolonnelliโ€ del capomafia: il fratello, Girolamo Monti, anche lui arrestato nel 2007 e Giuseppe Gambino, giร  condannato per mafia, che secondo le indagini teneva la cassa della famiglia, e faceva da tramite tra i vertici e il gruppo operativo.

Pizzo

Gli โ€œesattoriโ€ del pizzo โ€“ scrive Il Giornale di Sicilia โ€“ erano: Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto. Dei traffici di droga si occupavano, invece, Jari Massimiliano Ingarao, nipote del boss, e i sue due fratelli.

Lโ€™inchiesta conferma che Cosa nostra continua ad assistere economicamente le famiglie degli affiliati detenuti e a far cassa coi metodi tradizionali del racket, della droga, e dellโ€™infiltrazione nel tessuto economico.

Droga

Il business del traffico di droga era stato affidato a Jari Ingarao, nipote del boss del quartiere. Nonostante fosse ai domiciliari, Ingarao organizzava e coordinava tutte le attivitร  legate al commercio degli stupefacenti, riuscendo ad acquistare la droga principalmente in Campania e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere.

Ingarao si faceva aiutare dai fratelli Gabriele e Danilo che a loro volta avevano messo su una squadra di pusher. Tutti sono stati arrestati con lโ€™accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga nel blitz di oggi.

Oltre a definire le linee guida del narcotraffico a Palermo, il clan controllava direttamente i dettagli organizzativi, la contabilizzazione dei ricavi, gli investimenti del denaro sporco e la gestione dei soldi confluiti nella cassa della famiglia mafiosa.

Dallโ€™inchiesta รจ emerso che la cosca interveniva, in alcuni casi, anche nella gestione dei furti di moto e della loro successiva restituzione ai proprietari, attraverso il cosiddetto metodo del โ€œcavallo di ritornoโ€, una sorta di richiesta di riscatto per avere indietro il mezzo rubato.

Le accuse

Gli indagati fermati oggi nel nuovo blitz sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamenti.

Una ventina le estorsioni accertate nel corso dellโ€™indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Francesco Lo Voi, 13 delle quali scoperte grazie alle denunce spontanee delle vittime. In 5 casi, invece, i commercianti hanno ammesso di pagare dopo essere stati convocati dagli inquirenti.

โ€œUn risultato straordinario โ€“ commentano gli inquirenti โ€“ in un quartiere in cui la paura consente a Cosa nostra di controllare capillarmente le attivitร  commercialiโ€. Fino ad oggi.

Ultrร  del Palermo

Come emerge dallโ€™inchiesta di oggi, Cosa nostra avrebbe anche tentato di evitare gli scontri tra gruppi di ultras della squadra di calcio del Palermo. โ€œLe indagini โ€“ scrivono gli investigatori โ€“ hanno delineato un significativo quadro di rapporti fra le tifoserie calcistiche palermitane e Cosa nostraโ€œ.

I vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, spiega Ansa, volevano controllare i contrasti fra gruppi ultras per evitare scontri allโ€™interno dello stadio, da un lato dannosi per lo svolgimento delle gare e dallโ€™altro fonte di possibili difficoltร  per uno storico capo ultrร  rosanero, elemento di contatto tra la cosca e il mondo del tifo organizzato cittadino.

โ€œNon รจ emerso, perรฒ, โ€“ precisano gli inquirenti โ€“ alcun coinvolgimento della societร  che gestisce la squadraโ€œ.

Tentato omicidio

Le indagini hanno fatto luce sul tentato omicidio, commesso con unโ€™arma da taglio il 12 dicembre 2018, da Marcello Dโ€™India e da Giovanni Bronzino, ai danni di Giovanni Zimmardi.

Lโ€™appartenente alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, incaricato di riscuotere il pizzo, era stato ferito allโ€™interno della sua auto, poi incendiata. Individuati, agli autori del fatto di sangue e ricostruito il movente riconducibile alla contestazione di Zimmardi agli aggressori di avere pagato una cena in una trattoria del quartiere con soldi falsi.

Tali accuse avevano scatenato lโ€™ira degli aggressori; i vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio erano poi intervenuti per ricomporre il dissidio.

Il neomelodico

Tra i 20 nomi della cosca palermitana del Borgo Vecchio, cโ€™รจ anche il nome di Niko Pandetta, celebre neomelodico palermitano, amico del boss Jari Ingarao, che incontrava nonostante fosse ai domiciliari.

Ingarao, oggi finito in cella, aveva incaricato alcuni uomini dโ€™onore di invitare i commercianti del rione a sponsorizzarne un concerto. Parte dei ricavi dovevano andare nelle casse del clan. Ma lโ€™esibizione non si tenne perchรฉ dopo le parole dette in tv al cantante fu vietato di esibirsi.

โ€œGli ho detto io a lui: fatti un tatuaggio e ti scrivi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e si risolvono i problemiโ€, consigliava a Pandetta uno dei mafiosi intercettati.

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