Bravo. Bravissimo. Anzi, ottimo. Ma non eccellente. Una valutazione che ai suoi genitori non è andata giù e pertanto hanno deciso di presentare ricorso al Tar contro il giudizio finale del figlio al termine degli esami di scuola secondaria di primo grado, ovvero le medie. Ricorso che i giudici amministrativi hanno respinto condannando la coppia a pagare le spese processuali (mille euro).
La vicenda è accaduta nella scuola Giovanni Verga di Canicattì, in provincia di Agrigento. I genitori hanno ritenuto troppo “basso” il voto assegnato al loro pargolo ma la prima sezione del Tar di Palermo, presieduta da Calogero Ferlisi (Aurora Lento, consigliere, estensore Roberto Valenti), ha dato ragione alla valutazione della commissione. “Come noto, la scuola, nel valutare la preparazione degli alunni, non applica scienze esatte che conducono ad un risultato certo ed univoco, come si verifica ad esempio nei casi di accertamento dell'altezza di un determinato candidato o del grado alcolico di una determinata sostanza – si legge nella sentenza – ma formula un giudizio tecnico connotato da un fisiologico margine di opinabilità, per sconfessare il quale non è sufficiente evidenziare la mera non condivisibilità del giudizio, dovendosi piuttosto dimostrare la sua palese inattendibilità”. E stando ai voti assegnati, i giudici hanno stabilito che la media finale è congrua. Il ragazzo infatti “era stato ammesso con il voto di 9/10 e aveva conseguito i seguenti punteggi: 10/10 nella prova d’italiano; 10/10 nella prova di matematica; 8/10 nella prova di francese; 8/10 nella prova d’inglese; 9/10 nel colloquio pluridisciplinare”. Dunque 9, ottimo, appunto, e non 10, eccellente.
Resta l'interrogativo: valeva la pena mettere in piedi un processo per un caso del genere?