Non è stato ancora possibile, a causa delle condizioni del corpo, stabilire se davvero Noemi Druini, la 16enne di Specchia, sia stata uccisa a colpi di coltello, come sostenuto durante l’interrogatorio dal suo assassino, il fidanzato 17enne. Sulla testa era presenta una grossa lesione, probabilmente causata da un colpo inferto con una grossa pietra ma, per avere un quadro completo sulla sua uccisione, occorrerà attendere i risultati dell’autopsia. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel frattempo, ha inviato alcuni ispettori del Ministero per svolgere degli accertamenti preliminari alla Procura dei minorenni di Lecce, alla quale la mamma della giovanissima vittima si era rivolta in due occasioni, a seguito delle violenze perpetrate da quel ragazzo irascibile e violento ai danni della figlia. Il compito dei funzionari sarà di accertare se, effettivamente, vi sia stata una sottovalutazione che possa aver impedito la prevenzione dell’omicidio di Noemi. Anche il Consiglio superiore della Magistratura ha richiesto l’apertura di una pratica sul caso.
La confessione
Faceva pressioni perché lui uccidesse la sua famiglia: per questo motivo il 17enne di Alessano (Lecce), reo confesso dell’omicidio della 16enne Noemi Durini, avrebbe assassinato la sua fidanzata con un coltello che lei stessa aveva con sé. Questa, almeno, la versione fornita ai Carabinieri, al termine di un interrogatorio di diverse ore effettuato alla presenza del suo legale. Il corpo della ragazza è stato ritrovato, su indicazione del giovane assassino, in una zona campestre di località San Giuseppe, a Castrignano del Capo, gettato in un pozzo e coperto di pietre, ben 11 giorni dopo la scomparsa. Al termine dell’interrogatorio, il 17enne è stato scortato in carcere dalle Forze dell’ordine ma, all’uscita dalla stazione dei Carabinieri di Specchia, si è reso protagonista di atti irrisori verso la folla asserragliatasi all’esterno che, in risposta al suo atteggiamento, ha tentato di linciarlo.
L’omicidio
Il fermo dovrà essere convalidato dal Gip nelle prossime ore. Le accuse per il ragazzo sono di omicidio volontario e occultamento di cadavere, mentre per suo padre è stato ipotizzato il reato di concorso in occultamento, in quanto avrebbe aiutato suo figlio a nascondere le prove del delitto commesso. Secondo quanto riferito dal giovane in fase di interrogatorio, la mattina del 3 settembre scorso il 17enne si sarebbe recato all’alba a casa della fidanzata per dissuaderla, a suo dire, dal piano di uccidere i familiari. Noemi, stando a quanto raccontato, avrebbe portato con sé un’arma da taglio, con la quale lui l’avrebbe poi uccisa. Inizialmente, la versione dell’omicida era stata ben diversa e aveva percorso la pista della gelosia, spiegando agli inquirenti che Noemi “aveva troppi amici”. Poi, in serata, l’improvviso cambiamento d’idea e il tentativo di scaricare su di lei la colpa.
I segnali
I familiari della ragazza avevano sempre osteggiato la relazione che la figlia intratteneva con questo ragazzo, originario di Alessano, e noto per i suoi scatti di ira e le sue violenze che, in alcune occasioni, avrebbe messo in atto anche contro Noemi. La madre, in due occasioni, aveva sporto denuncia nei confronti del giovane alla Procura dei minori di Lecce che, in merito, aveva aperto due procedimenti (uno civile, l’altro penale) i quali, però, non hanno portato all’applicazione di misure cautelative. La stessa Noemi, nel suo ultimo post su Facebook, aveva riportato una poesia nel quale appariva l’emblematica frase “non è amore se ti fa male”. A seguito del ritrovamento del corpo, nella cittadina di Specchia è stato proclamato il lutto cittadino ma, oltre al dolore, a montare è soprattutto la rabbia contro quella che, a detta di molte persone, è una tragedia che poteva e doveva essere evitata.