“É stato Titò a uccidere Fortuna”. Lo ha detto la teste di 13 anni, sentita oggi al Tribunale di Napoli Nord, nell’incidente probatorio effettuato nell’ambito delle indagini per l’omicidio di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni morta nel 2014 a Caivano. A darne conferma sono gli avvocati. “Titò”, ossia Raimondo Caputo, indagato per l’omicidio, ha reso dichiarazioni spontanee accusando del delitto la compagna, che era presente, e la prima figlia della donna, amichetta del cuore di Fortuna e sua accusatrice.
“Non è vero niente, non sono stato io a uccidere Fortuna, ma sono state la mia compagna e la figlia”. Con queste parole, Raimondo Caputo, 44 anni, detto Titò, ha replicato alle parole della teste di 13 anni, la quale ha confermato la confidenza ricevuta dalla maggiore delle tre figlie della compagna di Caputo. L’uomo è in carcere con l’accusa di avere violentato e ucciso Fortun.
Caputo non ha fatto scena muta, questa volta, a differenza di quanto avvenuto nel primo incidente probatorio, svolto sempre ad Aversa, lo scorso maggio, durante il quale vennero ascoltate, in un ambiente protetto, le tre figlie della compagna. Nel corso dell’interrogatorio sono stati fatti anche altri nomi, come quello della madre della compagna di Caputo, ma la testimone non ha riferito circostanze rilevanti. Ora tocca ai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli Nord, che – dopo avere acquisito i risultati emersi da quest’ultimo incidente probatorio – potrebbero emettere un avviso di chiusura delle indagini già nei prossimi giorni.