La situazione continua a essere complicata sull'isola di Lombok, in Indonesia, dove un terremoto di 6.4 gradi di magnitudo ha provocato 16 morti (fra quelli accertati) e un ingente numero di feriti (almeno 160, secondo le stime attuali) oltre a rendere alcune parti del territorio praticamente inaccessibili. E' il caso del famoso Parco nazionale che circonda il vulcano che troneggia nell'area centrale dell'isola, alle cui pendici sarebbero bloccati almeno 560 turisti di diversa nazionalità. I vari gruppi sono rimasti intrappolati nelal zona del monte Rinjani (quasi 4mila metri), dai cui versanti il terremoto ha fatto distaccare imponenti porzioni di roccia e fango, chiudendo gran parte delle vie di fuga a quanti si trovavano in quella zona. Disposte urgenti operazioni di soccorso per raggiungere i dispersi e cercare di trarli in salvo il più presto possibile.
Bloccati sul Rinjani
Nonostante a seguito della scossa non siano stati diramati allarmi tsunami, il terremoto ha causato molti disagi a Lombok e, in particolare, nell'area del Parco nazionale situato proprio nei pressi della zona vulcanica sulla quale, nella mattinata di domenica, in circa 800 si erano radunati per tentare la scalata alla cima della montagna. Almeno 300 persone, secondo i dati delle autorità, sarebbero riuscite a ridiscendere prima che le scosse iniziassero a devastare l'isola (almeno 11 quelle di assestamento, seguite alla più intensa delle 6.47 del mattino), mentre le restanti si trovano ancora bloccate sui fianchi del cono vulcanico. Almeno 74 di questi sarebbero di nazionalità thailandese, altri 35 francesi e 23 provenienti dai Paesi Bassi. Fra essi, inoltre, si troverebbe un numero imprecisato di turisti di origine tedesca e degli Stati Uniti.
Operazioni accelerate
Nonostante si stia cercando di fare in fretta, la situazione dei turisti non è ancora in fase di emergenza, in quanto nessuno sarebbe ferito e tutti sarebbero dotati di provviste per almeno 48 ore. I soccorritori, coadiuvati dall'impiego di alcuni mezzi aerei, contano di raggiungere la maggior parte di loro nelle prossime ore, cercando di acclerare i tempi più che altro per il rischio, al momento esistente, di una ripresa dell'attività vulcanica. Secondo quanto riferito dall'agenzia che coordina i soccorsi, Agus Hendra Sanjaya, il grosso dei turisti bloccati si troverebbe nella zona denominata Segara Anakan, mentre qualche altra decina (forse una sessantina) a Batu Ceper.