Sulla nave Ocean Viking adesso si sta più stretti, ma è un disagio da nulla dopo che ti hanno salvato la vita. Nella notte tra lunedì e martedì l'imbarcazione gestita dalle ong Sos Mediterranée e Medici senza frontiere ha eseguito il trasbordo di 34 persone dal piccolo veliero Josefa. L'operazione è stata resa necessaria per mettere in sicurezza 27 uomini, sei donne e un bambino, perché le condizioni meteo stavano peggiorando. Lo ha scritto su Twitter l'ong marsigliese. Salgono così a 84 i migranti soccorsi dalla Ocean Viking, di cui attualmente non si conoscono le intenzioni.
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I soccorsi
L'operazione è avvenuta a 120 chilometri dalla Libia. In precedenza Josefa, una barca a vela lunga 14 metri dell'associazione umanitaria tedesca Resqships che di solito monitora la zona Sar (Search & rescue) davanti alle coste libiche, ha salvato 34 migranti che si trovavano su un gommone alla deriva nei pressi di una piattaforma petrolifera a 65 miglia di distanza dal paese nordafricano da cui erano partiti. Il peggioramento delle condizioni del mare avrebbe potuto costituire un pericolo per le persone a bordo, tra cui una donna in gravidanza e un bambino di appena un anno, per cui si è reso necessario il trasbordo. Ocean Viking era già intervenuta domenica pomeriggio, in acque internazionali, per aiutare 50 migranti che si trovavano anche loro su barcone alla deriva. Tra loro dodici minorenni e una donna incinta.
Il divieto
Proprio sul tema immigrazione è stata chiesta, nei giorni delle trattative per la formazione del secondo governo a guida Giuseppe Conte, discontinuità con l'esecutivo precedente. Nel giorno della fiducia alla Camera dei deputati, il presidente del Consiglio ha detto che il fenomeno migratorio dovrà essere gestito non più in base a una logica emergenziale, ma in modo strutturale “anche attraverso la definizione di un'organica normativa che persegua nella lotta al traffico e all'immigrazione clandestina” e ” si dimostri capace di affrontare i temi dell'integrazione e dei rimpatri”. Inoltre Conte ha parlato di una rivisitaziondi quel decreto sicurezza voluto dall'ex titolare del Viminale Matteo Salvini. Ci si chiede come si muoverà l'attuale ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, che ha parlato di un approccio più umano e di maggior collaborazione con le ong. Ma intanto resta valido il divieto d'ingresso in acque italiane firmato da Salvini e dagli ex ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, alle spese stavolta dalla nave Alan Kurdi. Il natante dell'associazione tedesca Sea Eye si è vista negare l'autorizzazione a entrare nelle nostre acque dal Centro di coordinamento per il soccorso marittimo italiano. L'imbarcazione è da nove giorni in acque maltesi con cinque migranti a bordo, dopo che altri otto sono stati fatti sbarcare a Malta per motivi sanitari. C'era stato anche un tentativo di suicidio. “L'Italia purtroppo è molto rapida quando si tratta di negare i soccorsi”, ha scritto Sea Eye in un tweet in cui riporta la risposta negativa del Centro.
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