E'stata una 16enne a fare coraggiosamente i nomi dei responsabili del pestaggio di Antonio Cosimo Stano, il pensionato di Manduria con problemi psichici picchiato, rapinato e bullizzato da un gruppo di alcuni giovani, molti dei quali minorenni, e morto il 23 aprile scorso. “In quel video c’è il mio fidanzato”, ha raccontato la ragazza agli agenti del commissariato della città salentina riferendosi al filmato in cui si vede l’uomo picchiato e deriso dalla baby gang. La supertestimone ha raccontato che un suo amico – non coinvolto nella vicenda – le aveva passato via WhatsApp le violenze del gruppo: così la decisione di rompere il muro di omertà e di consegnare i filmati alla polizia che ha permesso di inchiodare i responsabili confermando al contempo che il suo ragazzo, ora agli arresti, era coinvolto negli atti contro il pensionato.
Gli indagati
“Piccoli criminali ben organizzati”: i ragazzi di Manduria sono stati definiti così da parte del procuratore di Taranto e della procuratrice dei minori, Carlo Maria Capristo e Pina Montanaro. Insieme al pm Remo Epifani, hanno firmato i decreti di fermo per otto ragazzi, due maggiorenni (G.L. di 19 anni e A.S di 23) e sei minorenni: i giovani ora sono accusati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravato.
Le urla
Proseguono inatnto gli interrogatori dei componenti della baby gang. “Urlava implorando con disperazione: state fermi, state fermi”, ha raccontato alla Polizia uno degli otto ragazzi sottoposti a fermo ieri. Il giovane, un 19enne, è stato ascoltato agli investigatori nelle scorse ore ammettendo di aver partecipato, pur non avendo avuto un ruolo attivo, ad alcune delle aggressioni. Lui è uno degli unici due maggiorenni coinvolti. E' stato possibile rintracciarlo grazie alla sua auto, notata dai vicini di casa di Stano durante uno dei raid contro il pensionato. Il giovane ha descritto tre episodi di pesanti violenze, aggressioni e insulti avvenuti nelle tre diverse occasioni contro Stano, riferendo che le prime due sono state filmate con il suo cellulare da un altro indagato e poi trasmesse on line. Tra le risate generali.