Alle prime luci dell’alba di oggi i Carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia e di Firenze, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e dai reparti competenti per territorio, hanno eseguito a Vibo Valentia, in provincia di Firenze e in altre città italiane 18 misure cautelari (11 in carcere e 7 divieti di dimora) emesse dal Gip di Catanzaro su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. L’accusa é di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Nello stesso procedimento sono indagate oltre 60 persone.
“Rinascita Scott”
L’operazione odierna è il troncone finale della maxi-inchiesta sulla ‘ndrangheta “Rinascita Scott” che portò all’arresto di soggetti ritenuti appartenenti alle varie articolazioni di matrice ‘ndranghetista operanti in provincia di Vibo Valentia nel dicembre del 2019. In quella occasione, vennero arrestate 334 persone tra le quali figurarono anche diversi politici e imprenditori.
Locale di Zungri
Grazie al coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze e con il Nucleo Investigativo di Firenze, con queste nuove indagini è stato ricostruito il quadro di insieme dei traffici internazionali di droga (cocaina, marijuana e hashish) che lega trasversalmente tutte le “Locali” di ‘ndrangheta della provincia vibonese e che vede particolarmente attivi personaggi legati alla Locale di Zungri in grado di giungere fino ad alcune importanti piazze di spaccio sia in Toscana che in Sicilia, Piemonte ed altre Province calabresi come Cosenza approvvigionato attraverso canali riconducibili al Brasile e all’Albania.
Fine indagine
I carabinieri del reparto Investigativo del R.O.S, del Reparto Anticrimine di Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia stanno notificando l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 479 persone ritenute appartenenti o contigue alle cosche di ‘ndrangheta della provincia di Vibo Valentia. Si conclude così la fase delle indagini preliminari dell’inchiesta “Rinascita-Scott” che il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri aveva definito l’operazione “la più grande dopo il maxi processo di Palermo”.