Una maxi operazione dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia ha disarticolato tutte le organizzazioni di 'ndrangheta operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi. L'operazione “Rinascita-Scott” ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare del gip di Catanzaro su richiesta della Dda a carico di 334 persone. Altri 82 sono finiti sotto inchiesta per un totale di 416 persone coinvolte nel maxiblitz. Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito l'operazione “la più grande dopo il maxi processo di Palermo”. Tra gli arrestati figurano – scrive Ansa – politici, avvocati, commercialisti, e funzionari dello Stato. Tra loro, sembra sia coinvolto anche l'avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli.
Il commento di Sibilia
“Prosegue la caccia senza quartiere ai mafiosi! Stamattina grazie agli uomini del Ros dei carabinieri, alla Dda di Catanzaro ed al dottor Gratteri c'è stato un nuovo, storico attacco frontale alla 'ndrangheta: con le centinaia di arresti di oggi siamo più vicini alla meta. Lo Stato e l’onestà vincono ancora, stiamo assistendo ad una svolta epocale che oggi ha sradicato le organizzazioni criminali di Vibo Valentia, alle cosche conviene arrendersi, per loro non ci sono tane e rifugi che non riusciremo a trovare per stanarli. Loro e i politici e colletti bianchi che li supportano e li tollerano. Avanti, tutti assieme!”. E' il commento su Agi del sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia, sull'operazione anti 'ndrangheta di oggi, che forse messo la parola fine sull'influenza della 'ndrina dei Mancuso.
Lamorgese: inferto durissimo colpo alle cosche
E' stato inferto un colpo durissimo alla 'ndrangheta e alle sue ramificazioni in Italia e all'estero, ha detto il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, complimentandosi con i Carabinieri e la Dda di Catanzaro per il lavoro svolto. “L'operazione – ha aggiunto il ministro – testimonia l'impegno quotidiano e la grandissima capacità investigativa ed operativa della magistratura e delle forze di polizia nella lotta alle organizzazioni criminali”.
Giorgia Meloni rigrazia le forze dell'ordine
“C'è solo una parola da dire ai Carabinieri e alla Dda di Catanzaro per il maxi blitz contro la 'Ndrangheta che ha portato oggi a oltre 300 arresti: grazie. Grazie per il lavoro che ogni giorno portate avanti anche se troppe volte lo Stato non ve ne riconosce i meriti. Grazie perchè la legalità e la sicurezza dono prerequisiti della libertà. Fratelli d'Italia è al fianco delle Forze dell'ordine e di quei coraggiosi magistrati che ogni giorno sono in trincea per sradicare dalla nostra terra il cancro della criminalità organizzata”, ha dichiarato il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.
M5S: un bel risveglio per la Calabria
“Centinaia di persone tratte in arresto, smantellate le organizzazioni criminali del territorio di Vibo Valentia: l'operazione 'Rinascita Scott' è una grande notizia per la legalità in Italia. Grazie ai carabinieri impegnati nel blitz e alla Dda di Catanzaro. Oggi per la Calabria il risveglio ha un sapore un po' diverso, ci sentiamo tutti rinfrancati da questo ulteriore piccolo passo nella battaglia senza tregua che abbiamo dichiarato alle mafie. Continuiamo a fare blocco tutti insieme: istituzioni, forze dell'ordine e cittadini che vogliono difendere la libertà, democrazia e civiltà”, si legge in una congiunta della delegazione del Movimento 5 Stelle nella commissione parlamentare antimafia.
Pittelli e gli altri
Il noto penalista, riporta Lacnews24.it, in passato è stato molto attivo politicamente. Nel 2001 ha ricoperto la carica di deputato dopo l'elezione nelle fila della Casa delle libertà, all'interno del collegio uninominale di Soverato. In occasione delle legislatura è stato membro della commissione Giustizia alla Camera dei deputati. Inoltre per due anni è stato presidente della società calcistica Catanzaro. Tra le cariche ricoperte, il ruolo di presidente del Consiglio di amministrazione della Sacal (dal 1999 al 2001). Il legale originario di Soverato ha anche rappresentato Forza Italia in qualità di coordinatore regionale. In passato è rimasto coinvolto nell’operazione Poseidone, su presunti illeciti nella gestione di fondi comunitari nel settore della depurazione. La sua posizione, successivamente, è stata archiviata. Tra i coinvolti ci sarebbe anche il sindaco di Pizzo Calabro, Gianluca Callipo, 37 anni, eletto primo cittadino per la seconda volta nel 2017. Lo scrive corrieredellacalabria.it. Fra i nomi eccellenti – leggi qui l'elenco completo – spiccherebbe anche quello di Nicola Adamo, raggiunto da divieto di dimora in Calabria ma esclusa per lui l’aggravante dell’associazione mafiosa. Lo scrive zoom24.it. L'inchiesta ha permesso di far emergere le cointeressenze dei clan con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria, ma ha permesso anche di documentare summit, riunioni e incontri fra boss e affiliati. In manette sono finiti anche il comandante della polizia municipale di Vibo Valentia Filippo Nesci, Danilo Tripodi, impiegato del Tribunale di Vibo Valentia, più una serie di professionisti. Coinvolti nell'inchiesta “Rinascita- Scottan” che noti imprenditori come Antonio Prestia, titolare di una nota ditta di costruzioni, Gianfranco Ferrante del settore ristorazione, Mario Artusa del settore abbigliamento, Francesco e Carmelita Isolabella di Pizzo Calabro nonché storici boss di ‘ndrangheta. Fra loro c’è anche il patriarca Luigi Mancuso, fin dagli anni Novanta autorizzato a parlare in nome e per conto dell’élite della famiglie calabresi. “Questa è un’indagine seria, concreta, fondata – ha detto il procuratore Gratteri che ha seguito da vicino le operazioni di questa notte – ho iniziato a lavorarci dal primo giorno in cui ho messo piede a Catanzaro”.
Il blitz
Nell’imponente blitz sono impegnati 2500 Carabinieri del Ros e dei Comandi provinciali che in queste ore stanno lavorando sul territorio nazionale supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile. Complessivamente, sono 416 gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose. Contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare – si legge nel comunicato – i militari dell’Arma stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro. L’imponente operazione, frutto di articolate indagini durate anni, oltre alla Calabria interessa varie regioni d’Italia dove la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata: Lombardi, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria in collaborazione con le locali forze di Polizia e in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Catanzaro.
L'arresto
Lo scorso 13 dicembre La Dia aveva coordinato l'arresto in Francia di Domenico Stanganelli, latitante dal 2014 e destinatario di un mandato d'arresto europeo per per associazione di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, riciclaggio, porto e detenzione abusiva di armi nell'ambito di un'indagine che ha colpito le cosche Molé di Gioia Tauro e Mancuso di Nicotera. Stanganelli era stato arrestato a casa dei suoceri a Vallauris, in costa Azzurra, grazie alla cooperazione tra la Dia, la Polizia giudiziaria di Marsiglia e di Nizza e la Brigata per le ricerche ed intervento francese (Bri). Una cooperazione possibile anche grazie alla 'Rete operativa antimafia – Onnet', un progetto sviluppato proprio dalla Dia che prevede di supportare le unità investigative degli Stati membri con agenti specializzati sul fenomeno e di migliorare contestualmente lo scambio d'informazioni utili alle indagini. Nell'aprile di quest'anno, nell'ambito dell'operazione denominata “Errore fatale”, quattro boss del clan erano stati arrestati perché ritenuti responsabili dell'omicidio di Raffaele Fiamingo, avvenuto a Spilinga nel luglio del 2003, e del tentato omicidio di Francesco Mancuso, a causa dell'esistenza di una faida interna nella cosca. “I Mancuso operano nel florido settore del traffico di cocaina, dove sono riusciti ad acquisire un notevole peso, assicurandosi un canale privilegiato con i cartelli colombiani, con i narcotrafficanti spagnoli, spingendosi sino in territorio australiano”, si legge nella Relazione semestrale del 2008 della Dia.