“Non accetterò più di essere definito un assassino”. Raffaele Sollecito torna a parlare dopo la sentenza della Cassazione di venerdì scorso che ha messo una pietra tombale sul caso Meredith. Difende la sua immagine, quella della sua famiglia, dopo sette anni e cinque mesi definiti “un calvario, una sofferenza incredibile”.
“Mi sono sentito come un sequestrato che è appena tornato in libertà” ha spiegato l’ingegnere pugliese assolto dal giudice di ultima istanza. “Io non c’entro niente con questa storia, conoscevo Meredith in maniera molto superficiale. L’avevo salutata due o tre volte” ha raccontato. Sui suoi rapporti attuali con Amanda Knox ha detto: “L’ho sentita, ci siamo fatti gli auguri, siamo entrambi felici. Lei mi ha detto che ha festeggiato con la famiglia, è stata una breve conversazione che si è chiusa con gli auguri per il futuro”.
Ma in due ragazzi non si rivedranno, o almeno non ora, “non so se succederà, non ansia in questo senso”. Durante la conferenza stampa Sollecito è stato affiancato dai due legali, Giulia Bongiorno e Luca Maori che stanno valutando la possibilità di chiedere un risarcimento allo Stato “relative all’ingiusta detenzione”. Ma questi “non saranno alimentati da sentimenti di vendetta”.