Ha confessato il 17enne sospettato di essere coinvolto nella morte del coetaneo Matteo Barbalinardo che, nella giornata del 18 maggio, era scomparso dalla città di Pisticci (in provincia di Matera), per poi essere ritrovato già morto in un cantiere tre giorni dopo. Il ritrovamento del giovane è avvenuto ieri all’interno di un sito di lavori edilizi: sul suo corpo sono state ritrovate numerose ferite d’arma da taglio. Il sospetto, fermato nella notte dagli agenti della Squadra mobile di Matera, è stato sottoposto a un lungo interrogatorio, al termine del quale ha detto alle Forze dell’ordine di essere il responsabile del delitto, consegnando peraltro l’arma con il quale è stato compiuto, un coltello a serramanico con una lama di 7 centimetri.
L’omicidio
La scomparsa di Matteo era stata denunciata venerdì scorso da sua madre che, invano, aveva atteso il suo rientro fin dalla sera precedente. Secondo quanto appurato dalle forze di Polizia, i due ragazzi si sarebbero dati appuntamento proprio all’interno del cantiere abbandonato: dopo una breve discussione, presto degenerata in diverbio, i due sarebbero venuti alle mani e, infine, l’omicida ha sferrato su Barbalinardo le mortali coltellate, una delle quali alla gola, tentando poi di coprire il cadavere del coetaneo con un telo. Durante il colloquio con il pm della Procura per i minorenni di Potenza, Carmine Olivieri, protratto per quasi tutta la notte, il giovane (che non ha precedenti penali) è apparso scosso da quanto è accaduto e ha fornito una ricostruzione abbastanza dettagliata agli inquirenti, senza però specificare pienamente il movente del suo gesto. Secondo una prima ricostruzione, la discussione avrebbe avuto motivazioni di natura economica.
Il sindaco: “Maggiore coesione sociale”
Il corpo della vittima è stato trasportato presso l’ospedale di Policoro (Matera), dove attende di essere sottoposto all’esame autoptico, il quale dovrebbe chiarire definitivamente le dinamiche del delitto. Sul 17enne gravano ora le accuse di omicidio volontario, occultamento di cadavere e porto illegale d’arma. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire con esattezza le origini del raptus omicida, specificando che la pista dello spaccio di droga “resta quella privilegiata”, anche se non l’unica seguita. Nel frattempo, il piccolo centro di Pisticci è ancora sotto choc: entrambi i ragazzi non godevano di una brutta reputazione nel piccolo paese e, in particolare Barbalinardo, erano considerati del tutto normali. Il cordoglio alla famiglia della vittima è arrivato anche, in una nota, dalla sindaca di Posticci, Viviana Verri: “Le indagini dovranno fare chiarezza su quello che è accaduto, che comunque ci porta a riflettere sulla necessità di una maggiore coesione sociale, che non faccia sentire solo chi vive difficoltà personali o familiari, soprattutto tra le fasce di popolazione più giovani e sensibili. L’amministrazione comunale, a nome di tutta la cittadinanza si stringe attorno al dolore che ha colpito la famiglia Barbalinardo”.