Continua a spron battuto l'inchiesta della Procura di Taranto sulla morte di Antonio Cosimo Stano, il 66enne con gravi problemi psichici morto lo scorso 23 aprile. L'autorità giudiziaria ha emesso altre nove ordinanze, che coinvolgono otto minori. Nei loro confronti pendono le accuse di reati di tortura, lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio aggravati, tutti commessi secondo l'accusa in concorso. Per gli inquirenti la motivazione alla base delle ripetute aggressioni nei confronti di Stano continua ad essere la “noia” degli adolescenti coinvolti.
La ricsotruzione della vicenda
La drammatica storia del pensionato di Manduria è senza dubbio uno dei più eclatanti casi di cronaca degli ultimi anni. Stano era stato terrorizzato e già in precarie condizioni igieniche e di salute, aveva deciso di rinchiudersi (privandosi di cibo) perché ripetutamente vittima di “incursioni” da parte di un gruppo di giovani che lo sottoponevano a vessazioni, percosse, angherie ed aggressioni. Fino alla morte avvenunta in ospedale lo scorso 23 aprile. Tra le novità dell'inchiesta anche un altro grave episodio contestato, anche questo del primo aprile scorso ai danni di un altro uomo 53enne affetto da insufficienza mentale grave. Il branco, come detto, a giudizio dei magistrati avrebbe deciso di agire per “puro passatempo”, a base di calci e pugni fino a provocargli l'avulsione dei denti incisivi. Dunque le nuove ordinanze si aggiungono a quelle di maggio che hanno portato in carcere otto persone.
Il silenzio della comunità
Fin dalle prime battute dell'indagine i media e non solo hanno messo in luce il contesto di omertà e indifferenza legato alla morte di Antonio Stano. Tra i primi a denunciare questa situazione è stato proprio il Procuratore della Repubblica di Taranto Carlo Maria Capristo, seguito immediatamente dal prefetto Vittorio Saladino che ha definito il silenzio della comunità “assordante”. Così come il sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, don Aldo Buonaiuto.