Maxi operazione della Dda della Procura di Roma. Per 31 (33 in totale le misure cautelari) persone sono scattate le manette, la maggior parte di questi farebbero parte del clan mafioso Fragalà. Cosca di origine catanese, trapiantata da anni sul litorale laziale, in particolare tra Ardea, Pomezia e Torvajanica. Il clan aveva determinato un pesante clima di intimidazione ai danni di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso attentanti dinamitardi e minacce. Gli inquirenti avrebbero ricostruito anche un ingente giro di cocaina, marijuana e hashish, sostanze importate dalla Colombia e dalla Spagna grazie ad alleanze con gruppi criminali camorristici e siciliani. Come detto, le indagini effettuate dal Ros dei Carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, hanno fatto luce sulla criminalità organizzata presente nel territorio a sud della Capitale. “Tra le persone arrestate – ha spiegato Prestipino – c'è anche Francesco D'Agati, un uomo di Cosa Nostra. Anni fa era capo mandamento di Villabate, alle porte di Palermo. Uno dei mandamenti al centro delle storiche indagini di Dda del capoluogo siciliano. Un'inchiesta durata due anni, partita con Giuseppe Pignatone, e che ha portato alla luce una famiglia mafiosa a tutto tondo, perchè i componenti risiedono e operano in questo spazio criminale”
L'intercettazione
“Chi mi ha frequentato, chi ha camminato con me puo' dire chi sono io. Io quando mi sento tradito da qualcuno, che potrebbe anche essere mio padre o mio figlio, io gli sparo. Dice 'che ammazzeresti tuo figlio?', “Sì, sì, perchè no? Se mio figlio cammina con me e facciamo il reato insieme e mi tradisce, io lo ammazzo”. Così parlava Alessndro Fragalà capo del clan. Nel corso delle indagini oltre a sequestri di partite di droga e armi da fuoco, è stato sventato un sequestro di persona, liberando l'ostaggio e arrestando gli 8 responsabili.