Un gioco macabro, un tiro al bersaglio finito male. Sarebbe questo il motivo dietro l’uccisione di Hyraj Qamil, il pastore albanese trovato morto nelle campagne di Torre Lapillo, località vicino Porto Cesareo (Lecce), il 6 aprile scorso. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti Giuseppe Roi, datore di lavoro del giovane, si stava divertendo a sparare contro un frigorifero abbandonato, incurante del fatto che nella direzione del bersaglio ci fosse anche il suo gregge condotto dal dipendente.
Sembra che Roi (31 anni) avesse l’abitudine di esercitarsi con armi da fuoco nel terreno della sua azienda agricola e di sparare in direzione del ragazzo per offrire un saggio delle sue abilità di tiratore. Qualcosa però è andato storto e un proiettile ha raggiunto Hyraj. Voltatosi in direzione del suo assassino, il giovane avrebbe poi ricevuto un altro colpo in pieno viso.
Ma non è tutto, pare infatti che in un primo momento Roi, assieme al padre, abbia fornito agli inquirenti indicazioni false, suggerendo la pista di una rapina. Ai carabinieri avrebbe lamentato la perdita di alcune pecore dal gregge. Una circostanza successivamente smentita da altri dipendenti. L’uomo è stato tatto in arresto con l’accusa di omicidio volontario.