Denis Bergamini fu soffocato ed era già morto quando fu messo sulla Statale 106 Jonica, sotto la pioggia battente e sotto le ruote di un camion. E' quanto emerso dall'incidente probatorio davanti al gip del Tribunale di Castrovillari: le perizie svolte sul cadavere riesumato dell'ex calciatore del Cosenza, morto in circostanze misteriose il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, hanno confermato quanto già parzialmente emerso nei giorni scorsi, ossia il decesso per soffocamento o strangolamento dell'allora centrocampista rossoblu. Nessun suicidio, come d'altronde la famiglia di Denis ha sempre sostenuto, fin dalla prima perizia datata 1990.
Il legale: “Fiduciosi”
Quella attualmente in corso è la terza inchiesta sul caso Bergamini: il calciatore, 27 anni al momento del decesso, fu ritrovato sulla Statale 106, riverso nei pressi di un camion di grossa taglia. Non ci si gettò da sé, come stabilito per quasi trent'anni: per i periti fu ucciso prima di essere posto sulla strada, sulla quale aveva imperversato una copiosa pioggia per tutta la notte. Già allora, il corpo di Denis non presentava ferite tali da far pensare a un impatto con un mezzo di quelle dimensioni, così come i suoi vestiti non risultavano macchiati di fango e acqua come ci si sarebbe potuto aspettare. “Adesso – ha spiegato il legale della famiglia Bergamini – il fascicolo torna nelle mani del procuratore, il quale, quando riterrà esaurite le indagini, noi auspichiamo chiederà il rinvio a giudizio. Credo che il procuratore abbia altre carte da giocare e un altro pochino di lavoro da fare però siamo molto fiduciosi. Questo è un passo estremamente importante. Già eravamo contenti della perizia, dopo questo esame siamo ancora più soddisfatti”. Indagati nella terza inchiesta sono l'allora fidanzata di Denis e il conducente del camion.
Si è detto “molto soddisfatto” il procuratore della Repubblica di Castrovillari, il quale ha spiegato che quello svolto finora è stato “un lavoro egregio, davvero eccellente dal punto di vista scientifico, un grosso passo avanti”. Sulla possibilità di andare a processo, tuttavia, il magistrato ha mantenuto cautele, spiegando come, al momento, si è in piena fase di indagini preliminari. Le due inchieste precedenti, furono entrambe archiviate come suicidio.