Da nord a sud della nostra penisola si assiste al tentativo sempre più frequente della malavita organizzata di infiltrarsi nell’economia legale pur di fare “affari”. Gli uomini dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria, guidati da Andrea Grassi e Gennaro Semeraro, hanno scoperto che due delle ‘ndrine calabresi più pericolose, la Commissone di Siderno e la Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, avevano messo le mani su appalti “puliti” tra i quali quelli per la messa in sicurezza di una scuola e la costruzione di una diga. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha portato all’arresto di 29 uomini tra presunti boss e gregari delle due cosche calabresi principali e di alcune cosche minori operanti ad Antonimina e Natile di Careri e presumibilmente collegate con le prime da rapporti malavitosi. Tutti gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa transnazionale ed estorsione.
Tra gli arrestati vi è anche un politico, l’ex presidente del Consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì del Pdl. Secondo gli investigatori, Macrì avrebbe chiesto sostegno elettorale alla cosca Commisso sia per l’elezione al Comune sia per le regionali del 2010 alle quali non si presentò. Il comune di Siderno è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo 2013. Dall’inchiesta si evince che le ditte vincitrici di appalti erano costrette dalla cosca a versare il 3% sul valore dei lavori alla ‘ndrangheta se non volevano rischiare delle ritorsioni. La percentuale calava di qualche punto se le ditte erano considerate “amiche”.