Una scena straziante, nel silenzio di un abisso di 60 metri che separa il fondale marino dalla cresta dell'acqua: ci sono una donna e un bambino, ancora abbracciati, come ultimo gesto di amore e speranza; ci sono altre donne e uomini, qualcuno con le braccia rigide e tese verso l'alto, quasi a implorare che il suo corpo venga portato via per poter riposare lontano da quelle acque. Sono immagini che feriscono quelle girate dai sommozzatori della Guardia Costiera a qualche miglio da Lampedusa, dove un barchino è affondato il 7 ottobre scorso portando con sé 27 persone: 12 di queste sono ancora lì, fra le lamiere dell'Abdel Kader, adagiato sul fondale e circondato da pesci ma con il nome ancora leggibile su una fiancata. Altre ancora poggiano sul fondo, con i vestiti ancora indosso, così com'erano quella tragica notte in cui la loro imbarcazione cedette sotto i loro movimenti, scomparendo sott'acqua proprio quando la salvezza iniziava a intravedersi all'orizzonte.
Operazioni difficili
Non si muove nulla attorno all'Abdel Kader, eccetto una fauna marina che transita davanti alle telecamere, ignara di quale dramma si nasconda fra quelle correnti. Alcuni vestiti si spostano leggermente, a seconda del fluire delle acque. Fra poche ore dovrà muoversi anche tutto il resto perché la Guardia Costiera, che per prima si è confrontata con l'orrore, a tutto questo vuole mettere fine, riportare in superficie quei corpi per far sì che finalmente possano riposare in pace. Non sarà facile, né breve: i corpi giacciono adagiati su un fondale di 60 metri, dove i sub possono restare per non più di cinque minuti, nei quali dovranno cercare di predisporre l'attrezzatura necessaria a issarli fuori dall'acqua. Corpi già deteriorati da un'attesa di dieci giorni, martoriati dalla pressione del Mediterraneo sopra di loro, dalle correnti fredde, dalle creature marine. Cominceranno da quel bimbo i sommozzatori, per poi tirare su quella che, probabilmente, era sua madre e che per tutto questo tempo non ha mai rilasciato dal suo abbraccio, come in attesa che, prima o poi, qualcuno sarebbe venuto a prenderli.