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La sorella: “Non si accusa l'Arma, ma singole persone”

Ospite della trasmissione tv di Raiuno “Domenica In”, Ilaria Cucchi è tornata a parlare del processo sulla morte del fratello. Quella passata è stata la settimana della svolta nella vicenda processuale con l'ammissione di uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco che ha accusato due suoi colleghi di aver pestato a morte il giovane romano. La sorella del detenuto morto nel 2009, dopo gli sviluppi di questa settimana, ha chiesto pubblicamente le scuse del ministro dell'Interno, Matteo Salvini che l'aveva invitata in Viminale. Il vicepremier, alla richiesta di Ilaria Cucchi, aveva replicato dicendo che lo Stato si scuserà con i fatti.

Le parole a “Domenica In”

Nel faccia a faccia con Mara Venier, conduttrice di “Domenica In”, l'ex candidata per il cartello elettorale di estrema sinistra “Rivoluzione civile” ha dichiarato: “Ci sono persone che sentono l'esigenza di difendere l'Arma dei carabinieri ma qui nessuno ha messo sotto accusa l'Arma ma singole persone“. Ilaria Cucchi ha riconosciuto “che la maggioranza di chi indossa la divisa sono persone perbene che compiono il loro dovere e lo fanno per noi. Ora è emersa la verità; chi in aula giurò e disse il falso ora è imputato. Sono loro i responsabili di tutta questa perdita di tempo per la ricerca della verità”. Ritornando sulle polemiche a distanza con il ministro Matteo Salvini, la sorella del detenuto deceduto ha commentato: “Anche se molte dichiarazioni di questi giorni sono significative credo che la mia famiglia per prima cosa meriti delle scuse“.

Striscione contro Tedesco

Intanto a Brindisi, città originaria di Francesco Tedesco – il carabiniere che ha ammesso per la prima volta il pestaggio – nella notte è comparso uno striscione a lui rivolto. Nella scritta si legge: “Per l’infame nessuna pietà, sei la vergogna della città. Cucchi vive“. Lo striscione offensivo porta la firma della Curva Sud del Brindisi Calcio.  Non è la prima volta che Tedesco è oggetto di insulti simili: anche due anni fa era stato definito “infame” in alcune scritte comparse sui muri della città pugliese.

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