Ci sono cinque persone iscritte nel registro degli indagati della Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sul caso Regeni, morto nel 2016 in circostanze misteriose al Cairo, in Egitto. Si tratta, in tutti i casi, di ufficiali del dipartimento di Sicurezza nazionale e dell'ufficio dell'investigazione giudiziaria del Cairo (polizia investigativa): a loro è contestato il reato di concorso in sequestro di persona da parte del procuratore capo Giuseppe Pignatone e del sostituto Sergio Colaiocco. Già da alcuni giorni erano filtrate notizie in proposito, con i magistrati che, nella serata di ieri, avevano precisato che “al di là delle indiscrezioni di stampa la Procura resta ferma a quanto riportato nel comunicato congiunto del 28 novembre scorso. Nei prossimi giorni verrà formalizzata l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni nomi identificati nell’attività di indagine svolta da Ros e Sco nei mesi scorsi”.
L'indagine
L'iscrizione nel registro degli indagati degli 007 egiziani costituisce, per la prima volta in modo così netto, la divisione delle strade tra gli inquirenti italiani e quelli del Cairo: i procuratori di Piazzale Clodio, infatti, hanno improvvisamente accelerato il percorso della giustizia, adottando una contestazione di reato che, quasi certamente, in Egitto non troverà riscontri da parte degli investigatori, dal momento che tale misura per ufficiali dell'Intelligence non è prevista, mentre in Italia non si potrà procedere a un mandato d'arresto internazionale in quanto per tale provvedimento poiché mancano indizi e prove sufficienti.
Gli elementi
La decisione della Procura di Roma smuove così un'indagine che, da oltre due anni, sembra a un punto fermo. Secondo quanto emerso dall'attività di indagine svolta da Ros e Sco, i cinque avrebbero avuto un ruolo nel sequestro del ricercatore (attenzionato, pare, dai servizi segreti egiziani già alcune settimane prima del rapimento), in particolar modo il generale Sabir Tareq, i colonnelli Usham Helmy e Ather Kamal e il maggiore Magdi Sharif. Quest'ultimo, nello specifico, sarebbe considerato il tramite tra Intelligence e Mohamed Abdallah, il sindacalista degli ambulanti che ha denunciato Giulio alla Sicurezza.