Ergastolo a Massimo Giuseppe Bossetti. La decisione della Cassazione è arrivata ieri e conferma le sentenze già emesse in primo e secondo grado. Il carcere a vita aspetta ora il carpentiere bergamasco considerato dalla giustizia italiana l'assassino della 13enne di Brembate di Sopra. Accolta, dunque, la richiesta del procuratore Mariella De Masellis che aveva chiesto il fine pena mai per Bossetti: “Non esiste – ha detto il sostituto pg nella requisitoria – un ragionevole dubbio sull’innocenza di Bossetti che non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo“.
L'omicidio
La sentenza di ieri mette fine ad un caso giudiziario lungo otto anni. Massimo Giuseppe Bossetti, unico imputato per il brutale omicidio della giovane Yara Gambirasio avvenuto nel 2010. La 13enne di Brembate di Sopra era sparita di casa il 22 novembre 2010 ed era stata ritrovata morta il 26 febbraio del 2011, in un campo incolto del comune di Chignolo d'Isola, distante 10 chilometri dalla sua abitazione. La ragazza fu ferita gravemente con un'arma da taglio alla gola, alle gambe ed alla testa. La ragazza morì per assideramento dopo essere stata abbandonata in quelle condizioni nel campo della provincia bergamasca.
Il colpevole
Il 16 giugno 2014 per l'omicidio della giovane fu arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, carpentiere incensurato all'epoca 44enne, sposato e con tre figli. La prova regina della sua colpevolezza è sempre stata considerata dagli inquirenti la presenza di Dna a lui riconducibile sul corpo della ragazza uccisa. Non a caso, nella requisitoria di ieri, il pg Mariella De Masellis ha detto: “Il Dna ha dato voce a Yara“. La difesa del muratore è ricorsa in Cassazione per annullare la sentenza dell'appello e richiedere una nuova perizia scientifica. A Bossetti si è risaliti per la presenza di una piccola traccia di Dna sui leggins indossati dalla giovane al momento dell'omicidio. Da questa traccia, gli inquirenti hanno tratto un profilo genetico denominato Ignoto 1 ed hanno sottoposto al test tutti gli abitanti della zona raccogliendo oltre 18mila campioni ed identificando così il padre del presunto assassino. Il profilo era quello di Giuseppe Guerinoni, autista di Gorno deceduto nel 1999 e padre biologico di Massimo Giuseppe Bossetti.