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Jakarta: pugno di ferro contro i narcotrafficanti, 6 condanne a morte

Jakarta si appresta a giustiziare sei persone. Si tratta di quattro stranieri, un indonesiano e un cittadino la cui nazionalità non è ancora certa, che sono stati condannati per reati collegati alla vendita di stupefacenti. “Un messaggio forte ai signori della droga”. Così la Procura generale ha motivato le sei esecuzioni in programma per il fine settimana. Sono le prime condanne a morte dall’insediamento del nuovo presidente Joko “Jokowi” Widodo, il quale fin da subito aveva dichiarato di voler stroncare il narcotraffico, “non vi sarà perdono per quanti sono stati condannati per reati legati alla droga e oggi rinchiusi nel braccio della morte”.

Subito sono scattate le proteste da attivisti e movimenti a difesa dei diritti umani, ma il procuratore generale H.M. Prasetyo spera che “quanti sono in disaccordo con la pena di morte mi auguro che possano capire che quanto stiamo facendo è solo salvare la nostra nazione dalla minaccia del narcotraffico”. Anche la Corte suprema indonesiana, ha riferito che le condanne a morte sono “conformi al diritto”. Nel braccio della morte dei carceri indonesiani ci sono 64 detenuti legati al traffico di droga.

Lo scorso 30 dicembre avevano fatto richiesta di commutare la loro pena capitale con il carcere a vita, ma il presidente l’ha respinta. Anche la Conferenza Episcopale indonesiana era intervenuta sul tema, opponendosi alla posizione di Jokowi. “Nessuno ha il diritto di mettere la parola fine alla vita di un altro. – ha dichiarato padre Siswantoko – La pena di morte non è la via giusta per applicare la legge con dignità, perché essa mette la parola fine all’esistenza del condannato”.

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