Da oltre tre giorni, Israele è alle prese con vasti incendi – favoriti da forti venti e da un lungo periodo di siccità – che hanno particolarmente colpito le zone intorno Gerusalemme. Nel nord le aree più martoriate dallle fiamme sono quelle di Haifa, Zichron Yaacov, dove sono state distrutte dalle fiamme alcune case, e anche nel centro del Paese vicino Modiin dopo lo sgombero del villaggio di Neve Shalom. Inoltre le fiamme sono divampate anche in Cisgiordania: nei pressi dell’ insediamento ebraico di Talmon la situazione è critica.
Già nella giornata di mercoledì il premier Netanyahu ha chiesto aiuto e all’appello hanno risposto fino a ora Grecia, Croazia, Cipro, Italia e Turchia. La richiesta è quella di inviare aerei per aiutare nello spegnimento delle fiamme. Appello che il premier israeliano ha ripetuto anche a e oggi al presidente russo Putin invocando soccorso per una situazione oramai critica. La Russia ha promesso di inviare subito due aerei antincendio.
Secondo quanto riportato dai media, sono 70mila le persone a cui è stato ordinato di evacuare le loro case nell’area di Haifa a causa del propagarsi degli incendi. Inoltre, molte strade e scuole sono state chiuse nei sobborghi della città. Secondo il ministro dei trasporti israeliano Yisrael Katz – citato dai media – “molti degli incendi in corso fino ad adesso sono stati originati da dolo“.
Il capo della polizia israeliana Roni Alsheich ha detto che alcuni, ma non tutti, gli incendi in corso sono ritenuti dolosi ed ha avanzato il dubbio che dietro ci possa essere un attacco organizzato e dal carattere nazionalistico. “Ci sono alcuni casi di dolo – ha detto – e molti che non lo sono. È probabile che in certi casi di dolo ci sia un movente nazionalistico”. Anche lo Shin Bet, l’agenzia di intelligence per la sicurezza interna, dopo la polizia, ha aperto un’inchiesta. Intanto i social media arabi esultano e le foto delle fiamme sono diventate virali: “Israele brucia”.