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India, incendio nella fabbrica illegale: almeno 13 morti

Un incendio è scoppiato questa notte in India in una fabbrica illegale di jeans di Sahibabad, nello Stato centro-settentrionale di Uttar Pradesh. I lavoratori sono stati colti nel sonno mentre dormivano in una piccola stanza accanto a quella dove si trovano le macchine da cucire. Nella struttura si trovavano almeno 16 dipendenti: 13 sono morti e altri tre sono ricoverati in gravi condizioni negli ospedali vicini. Lo riferisce oggi l’agenzia di notizie Ani. Sul posto sono accorsi dotazioni dei vigili del fuoco e volanti della polizia per facilitare il lavoro delle squadre di soccorso.

Secondo le prime ricostruzioni riportate dal sito dell’agenzia Asia news, le fiamme sono divampate intorno alle 4.30 di mattina (ora locale), forse per un corto circuito. A causa del dedalo di stradine che contraddistingue l’area, i soccorsi dono arrivati molto più tardi. Le fiamme sono state sedate dopo diverse ore.

Le zone industriali e manifatturiere indiane sono note per le scarse condizioni di igiene e delle misure di sicurezza per i lavoratori; per tale motivo, gli incendi nelle fabbriche non sono una novità. Il mese scorso sono morti otto lavoratori nell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio in Tamil Nadu; nel maggio 2014 altri 15 dipendenti sono rimasti uccisi in un incendio in un’azienda di petardi in Madhya Pradesh; a New Delhi nel novembre 2013 sono morti altri sei operai in una fabbrica che confezionava borse di pelle.

Stando agli ultimi dati dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) risalenti al 2013, su un totale di 402 milioni di lavoratori, ci sono stati oltre 40mila incidenti mortali sui luoghi di lavoro.

Anche gli ospedali non sono esenti da questi particolari incidenti: lo scorso 17 ottobre un corto circuito ha causato un vasto incendio nel Sum Hospital, un ospedale privato di Bhubaneswar, capitale dello Stato centro-orientale indiano di Orissa. I quella occasione 23 pazienti erano morti bruciati; centinaia i feriti e gli intossicati.

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