Sono autotrasportatori napoletani le tre vittime italiane dell’incendio avvenuto a bordo del traghetto Norman Atlantic. Lo si è appreso da fonti vicine agli ambienti investigativi. I corpi potrebbero essere a bordo della nave San Giorgio diretta a Brindisi.
Dopo 40 ore di pessime condizioni meteo in balia del mare mosso, del gelo, del fumo e delle fiamme che hanno avvolto il traghetto Norman Atlantic in viaggio dalla Grecia all’Italia, al momento di certo ci sono due numeri: i naufraghi messi in salvo, che sono 427 e quello degli italiani salvi, che sono 44 italiani (di cui 22 passeggeri). Mentre il numero dei morti sembra purtroppo destinato a salire: nella serata di ieri, con il recupero di altri due corpi, se ne contano 11. Rimane il giallo sulla lista dei passeggeri. Il settimanale greco To Vima, tra i più autorevoli, ha diffuso il numero di 38 dispersi, il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, si è affrettato a precisare che “fare le previsioni sul numero dei dispersi, l’abbiamo detto anche al ministro greco, ci sembra assolutamente prematuro. I numeri sono ballerini”. Già due clandestini afghani sono comparsi nel gruppo dei 49 naufraghi giunti al porto di Bari su un mercantile. Nell’emergenza si segnalano i casi di passeggeri italiani che risultano irrintracciabili: Giuseppe Mancuso, autotrasportatore di 57 anni di Messina imbarcato sul traghetto, non risponde ai familiari da oltre trentasei ore. Non si hanno più notizie da 24 ore anche di tre autotrasportatori napoletani, che potrebbero essere a bordo delle navi militari in arrivo in Italia.
E mentre tre procure, Bari, Brindisi e Lecce indagano su quanto avvenuto, la nave Norman Atlantic è stata posta sotto sequestro. “La magistratura albanese e quella italiana – ha spiegato in serata il ministero dei Trasporti – sono in contatto per decidere in quale porto verrà rimorchiata”. L’ammiraglio Nicola Carlone, della Guardia Costiera, poco prima aveva chiarito che “la nave era perfettamente efficiente, rispondeva a tutti i requisiti”: durante l’ispezione il 19 dicembre a Patrasso erano state riscontrate 6 deficienze, di cui 2 immediatamente risolte e comunque “senza rilevanza” nell’incendio. Per le altre 4 era stata prescritta la soluzione in 14 giorni, ma comunque “l’autorizzazione ottenuta per partire significa che rispondeva a tutti i requisiti”. Sono indagati per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, il comandante del traghetto, l’ultimo a lasciare la nave, Argilio Giacomazzi, e l’armatore, Carlo Visentini. Gli inquirenti hanno ascoltato una quarantina di persone, testimoni del naufragio, passeggeri e membri di equipaggio. Dinamica dei fatti, cause e modalità di propagazione del fuoco saranno accertate con approfondimenti tecnici.
Il traghetto sarebbe attualmente rimorchiato da un mezzo navale albanese verso Valona. Nelle manovre di aggancio sono però morti due marinai del rimorchiatore albanese. Un altro membro dell’equipaggio sarebbe rimasto gravemente ferito. Le vittime sono state colpite da un cavo che si è spezzato durante le manovre di aggancio. Al seguito del traghetto ci sono anche i rimorchiatori italiani della famiglia brindisina Barretta. Quest’ultima è stata delegata dalla procura di Bari, in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria, di eseguire il sequestro della nave e di occuparsi della custodia giudiziale della imbarcazione. Il custode nominato sarebbe Francesco Barretta.