Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”. Lo ha scritto il comandante dei Carabinieri, il generale Giovanni Nistri, in una lettera di quattro pagine inviata quasi un mese fa a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. Lo riporta Repubblica, che allega la prima pagina della missiva, datata 11 marzo.
La lettera
“Abbiamo la vostra stessa impazienza – aggiunge il generale Nistri – perché il vostro lutto ci addolora da persone, cittadini, nel mio caso, mi consenta di aggiungere: da padre“. Il comandante si impegna a procedere in via disciplinare: “Comprendiamo l'urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del grado di colpevolezza di ciascuno”, ciò varrà per il processo in corso alla Corte d'Assise e “indefettibilmente per la nuova inchiesta avviata dal pubblico ministero, ora nella fase delle indagini preliminari“.
Emozionata
Ilaria Cucchi, sentita da Repubblica, ha parlato di “momento emotivamente molto forte. Perché è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi“, ora “la lettera del generale Nistri è tornata a scaldarmi il cuore. A scacciare il senso di abbandono che ho vissuto in questi nove anni. Oggi finalmente posso dire che l'Arma è con me”. Ilaria ha parlato anche della possibilità che l'Arma si costituisca parte civile, in un eventuale processo per depistaggio: “So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l'ipotesi sia concreta – ha spiegato -. Sarebbe bellissimo. E soprattutto, vero. Perché, come scrive Nistri, mio fratello è morto ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l'Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento”.