E' salito a oltre cento morti e circa 500 feriti il bilancio del terremoto di magnitudo 7.5 che ha colpito la settimana scorsa la regione degli altipiani in Papua Nuova Guinea. Alla prima forte scossa, ne sono seguite altre di assestamento, fra cui due ieri di magnitudo 6. A riferirlo è la Croce Rossa internazionale, che cita dati forniti dalle autorità locali.
Distrutti interi villaggi
Il sisma ha distrutto interi villaggi e infrastrutture, causando centinaia di frane che hanno bloccato le strade, nelle province di Southern Highlands, Hela, Enga e Western, circa 560 chilometri a nord ovest della capitale Port Moresby. Il capo della Croce Rossa nel Paese, Udaya Regmi, ha riferito che sono state colpite circa 143mila persone, delle quali circa 17mila, ossia più di tremila famiglie, sono sfollate.
Difficoltà nei soccorsi
Inoltre, secondo il resposnsabile della Croce Rossa, oltre 500 persone sono rimaste ferite in seguito alla scossa, ma molte di loro non sono state in grado di accedere all'assistenza sanitaria perchè il terremoto ha danneggiato gli ospedali e provocato frane che hanno bloccato le strade. Si teme che il bilancio delle vittime possa essere ben più alto di quanto ritenuto perché molte zone remote non sono ancora state raggiunte dai soccorritori.
La crisi
Migliaia di sfollati sono rimasti senza cibo né acqua pulita. Ad aggravare la crisi, la necessità di disattivare il più grande progetto di estrazione di gas liquido del Paese, gestito dal colosso Usa ExxonMobil, danneggiato dal sisma. L'impianto resterà chiuso un paio di mesi per le riparazioni necessarie, ma questo fattore avrà un grave impato sull'economia locale.