Gorizia, bimbo morto nel pozzo: 14 persone indagate

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La Procura della Repubblica di Gorizia sta notificando 14 avvisi di garanzia ad altrettanti indagati nell’inchiesta sulla morte del bambino caduto in un pozzo del parco Coronini-Cronberg. L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo.

Le motivazioni

Secondo quanto riferito dalla magistratura goriziana, si tratta di personale e responsabili del centro estivo che il dodicenne stava frequentando, e dei vertici della Fondazione Coronini-Cronberg, proprietaria della struttura. Le notifiche, riferisce l’Ansa, sono in particolare finalizzate allo svolgimento dell’autopsia sul ragazzino che è stata fissata per lunedì prossimo e che verrà eseguita dal professor Carlo Moreschi. Gli indagati avranno così la possibilità di nominare propri periti per assistere all’atto irripetibile.

Gli indagati

Tra i 14 indagati c’è anche il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, in veste di presidente della Fondazione Coronini-Cronberg. A confermare la notizia all’Ansa è lo stesso primo cittadino. Oltre a Ziberna sono stati raggiunti dagli avvisi di garanzia tutti i componenti dell’attuale e del precedente Curatorio, l’organo di gestione della Fondazione, tra cui l’attuale assessore alla cultura del Friuli Venezia Giulia, Tiziana Gibelli, e il suo predecessore, Gianni Torrenti. sul fronte dell’organizzazione del centro estivo, il provvedimento riguarda l’animatrice che accompagnava la comitiva di ragazzini e i responsabili della parrocchia.

Si tratta di un atto dovuto – ha dichiarato il primo cittadino di Gorizia, Ziberna – che ricevo con la consapevolezza che ciò permetterà a tutte le persone coinvolte di nominare dei periti per l’autopsia: in questo momento non voglio entrare negli aspetti giudiziari, ma solo in quelli umani. Le notifiche permetteranno di far svolgere al più presto l’autopsia e questa è la cosa più importante, perché ogni giorno che passa per la famiglia si aggiunge strazio a quello precedente. Il mio auspicio è che venga fatta la più totale chiarezza sulla dinamica della tragedia – ha concluso -. Lo dobbiamo ai genitori di Stefano”.

Manuela Petrini: