Un aereo militare Osprey delle forze militari statunitensi in Giappone è precipitato e poi si è inabissato al largo delle coste dell’isola di Okinawa, facendo esplodere l’ira del ministero della difesa nipponico che ha chiesto lo stop ai voli fino a quando saranno rese note le cause dell’incidente. I cinque marines che si trovavano a bordo del velivolo sono rimasti feriti, ma fortunatamente non ci sono state vittime. Lo schianto è avvenuto intorno alle 21.30 di martedì sera, un chilometro a largo della costa est di Okinawa, dopo che il “falco pescatore” (come viene chiamato in gergo il velivolo), è decollato dalla base di Futenma nella città di Ginowan per partecipare ad un’esercitazione militare. Il portavoce della base militare ha dichiarato che l’incidente è stato causato da un difetto della pompa dell’olio.
Il controverso aereo da trasporto militare usa, il convertiplano MV-22, è stato più volte protagonista di incidenti simili: il più grave si verificò nel maggio del 2015 quando un esemplare, durante un’esercitazione, si schiantò e prese fuoco causando la morte di due marines ed il ferimento di altri 20. Questo è il primo incidente in Giappone che vede coinvolto un Osprey Mv-22, un modello capace di decollare e atterrare in verticale come un elicottero, di cui il governo giapponese aveva autorizzato l’utilizzo all’interno dei propri confini nel 2012.
La ministra della Difesa giapponese, Tomomi Inada, ha chiesto oggi alle autorità militari degli Stati Uniti di sospendere i voli degli Osprey fino a che non sia stata accertata la causa che ha provocato l’incidente, in modo da preservare anche l’incolumità degli abitanti dell’isola. D’altro canto, un portavoce del Dipartimento di Difesa Usa ha garantito che i vertici di Washington sono intenzionati ad andare fino in fondo alla vicenda per scoprire ciò che è realmente accaduto, in modo che non si ripeta mai più.
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno avviato un’inchiesta formale e hanno chiesto alle varie dozzine di “falco pescatore”, dispiegati nella base di Futenma, di rimanere a terra fino a quando non saranno state appurate le cause dell’incidente.