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Genitori omosessuali? Il Campidoglio dice no

La sindaca di Roma, Virginia Raggi, da oggi ha un nuovo motivo per attirarsi critiche e ire. Stavolta il biasimo verso il Campidoglio giunge dagli ambienti lgbt, associazione Famiglie Arcobaleno, Roma Pride, Circolo Mario Mieli e Rete Lenford in testa. La “colpa” del primo cittadino risiede nel fatto che l'anagrafe di Roma Capitale si è rifiutata di riconoscere una bambina nata da due mamme.

Il fatto risale al 28 maggio, quando due donne si sono recate all'ufficio del Comune per trascrivere la bambina, ottenuta all'estero con la fecondazione eterologa, come loro figlia. Gli ufficiali si sono però rifiutati e hanno rilasciato alla coppia un certificato recante solo il nome della madre biologica. Al posto della “mamma-bis” figurava un dato di realtà, ossia che la bimba ha un padre, senza alcun vincolo di parentela o qualsiasi tipo di legame con la donna.

Roma viene dunque accusata di non stare al passo con i tempi. Il 23 aprile scorso ha fatto scalpore la scelta della sindaca di Torino, Chiara Appendino, anche lei del M5s come la Raggi, di trascrivere l'atto di nascita di un bambino come figlio di due madri. La stessa Appendino aveva ammesso di “forzare la mano” per conferire quelli che chiama pari diritti. Oggi – aveva aggiunto – “si è scritta una pagina importante della nostra storia”. Ma in realtà anche nella Capitale era accaduto qualcosa di simile pochi giorni dopo, il 29 aprile, quando era stato registrato l'atto di nascita di un bimbo nato da due papà. Stavolta però, la situazione è andata diversamente.

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