Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2014 a Testet, in Francia, nei pressi del cantiere della diga di Sivens, Rémi Fraisse, studente 21enne di Tolosa, ha perso la vita durante gli scontri con la polizia mentre protestava contro la diga. Ad ucciderlo, secondo i risultati dell’autopsia, una esplosione che è stata talmente forte da buttarlo violentemente al suolo. Il medico legale ritiene che la morte sia stata istantanea. Il magistrato che sta indagando sul caso ha detto che per ora, sulla base delle lesioni riportate, non si può ancora né confermare né smentire se le ferite siano state provocate da una granata lanciata dalla zona dove si erano schierati i poliziotti e occorre attendere le analisi della scientifica di Tolosa.
A due giorni dalla morte del giovane Rémi Fraisse, il presidente François Hollande ha richiamato tutti alla responsabilità, dopo avere espresso la sua “compassione” di fronte al “dramma umano” della famiglia della vittima. Sulla stessa lunghezza d’onda il premier Manuel Valls che ha sottolineato come alcuni atteggiamenti pubblici dei responsabili di EELV, Europe Ecologie-Les Verts siano “eccessivi” e non portino alla “pacificazione”. Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, chiamato in causa dal deputato europeo José Bové, ha replicato all’accusa di avere creato consapevolmente le tensioni dalle quali è scaturito l’omicidio del ragazzo: “Vedo molte accuse nonostante le indagini siano ancora in corso. Non è molto responsabile. Mi sono impegnato affinché il governo faccia in modo che la verità venga detta”.