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Fiamme a San Ferdinando, un morto

Brucia ancora la tendopoli di San Ferdinando, in Calabria, dove un nuovo incendio di grandi proporzioni ha provocato la morte di un migrante, il 29enne senegalese Moussa Ba, alloggiato in una delle centinaia di baracche improvvisate innalzate nella spianata che accoglie gli extracomunitari che lavorano come braccianti per la raccolta degli agrumi. Una nuova tragedia che va ad aggiungersi alle tante già accadute in questo luogo che, giorno dopo giorno, vede accrescere il livello del suo dramma. Sulle cause dell'incendio sono in corso le indagini delle Forze dell'ordine ma, al momento, pare che il rogo possa essere stato provocato da uno dei tanti fuochi accesi nel campo per riscaldarsi. A ogni modo, i roghi a San Ferdinando sono tutt'altro che una rarità e, troppe volte, hanno risvolti tragici come nel caso di Suruwa Jaithe, il 18enne gambiano morto nella pira della sua baracca mentre riposava lo scorso 2 dicembre. Un mese dopo, l'1 gennaio 2019, un altro incendio aveva portato a sfiorare una nuova tragedia, con una quindicina di baracche andate a fuoco senza fortunatamente provocare nessuna vittima.

Salvini: “Lo sgombereremo”

Alle prime luci era stato previsto un vertice in Prefettura, fra prefetto e Polizia, allo scopo di prendere provvedimenti sul campo e sulla sua messa in sicurezza. Una prassi d'obbligo, necessaria ma fin troppe volte ripetuta dopo eventi drammatici che, a San Ferdinando, accadono con una tragica frequenza. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, a fronte di una situazione estremamente complicata, a più ripresa lamentata dai migranti che trovano rifugio nel campo: “Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando – ha detto il vicepremier -. L'avevamo promesso e lo faremo, illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa (un incendio con una vittima). Per gli extracomunitari di San Ferdinando con protezione internazionale, avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto (otto!), tutti del Mali. E anche gli altri immigrati, che pure potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli. Basta abusi e illegalità”.

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