E’ stata un’evasione hollywoodiana quella che ha visto protagonista Luigi Perrone, 45 anni, condannato all’ergastolo per un omicidio commesso nel marzo 2014. L’uomo è riuscito a fuggire mentre si trovava in un reparto dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce dopo aver seminato il panico in corsia: si è impossessato di una pistola presa a uno degli agenti di polizia penitenziaria che lo scortavano, ha fatto fuoco ferendone uno ed è scappato, continuando a sparare per aria. L’agente ferito è in gravi condizioni: i medici lo hanno sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Perrone, vicino alla Sacra Corona Unita, un anno e mezzo fa aveva deciso di lavare l’offesa che riteneva di aver subito da Fatmir Makovich (di etnia rom). Teatro della vicenda fu il bar nel quale le vittime e loro connazionali stavano concludendo la serata. Nel locale entrarono Perrone, due suoi amici e una donna.
Tra i due gruppi cominciò una rissa con Makovich che avrebbe spintonato il pregiudicato e schiaffeggiato uno dei due amici. Perrone, a questo punto, secondo la ricostruzione degli investigatori, uscì dal locale, andò a prendere dalla sua auto una pistola e rientrò nel locale dove cominciò a sparare contro Makovich e il figlio che avevano trovato riparo nel bagno. Contro i due l’uomo sparò 15 colpi di pistola di grosso calibro. Il padre morì sul colpo, forse mentre faceva da scudo al figlio; il ragazzo rimase ferito in modo grave. La porta di alluminio del bagno fu perforata da una pioggia di fuoco anche perché l’unica via di uscita, una finestra, era bloccata da una grata anti-intrusione. Nel bar i militari sequestrarono 15 bossoli di pistola calibro 9×21. Perrone venne arrestato pochi giorni dopo.