Si fa sempre più concreta l’ipotesi dell‘attentato terroristico che si sarebbe verificato a bordo del volo MS 804 di Egyptair, decollato lo scorso 18 maggio dall’aeroporto francese Charles de Gaulle. A bordo del velivolo si trovavano 66 persone dirette al Cairo, ma non sono mai arrivate a destinazione, in quanto l’aereo è misteriosamente sparito dai radar intorno alle 2.39: il velivolo era precipitato ed era affondato nelle acque del Mediterraneo.
Ora, dopo un lungo silenzio, la commissione di inchiesta egiziana ha comunicato di aver rinvenuto delle tracce di esplosivo sui resti dei passeggeri. Un elemento che, se venisse confermato, rappresenterebbe una notevole svolta nell’inchiesta. Le rivelazioni sui reperti sono contenute nel rapporto ufficiale redatto dagli investigatori.
Secondo quanto si legge ancora nel rapporto, un incendio – la cui origine sarebbe da ricondurre a un atto di matrice terroristica – si sviluppò all’altezza della carlinga. Elemento che sembra essere confermato anche dalle registrazioni contenute nelle scatole nere. Il pilota, infatti, ad un certo momento parla di “un incendio” all’interno dell’aereo, ma gli investigatori avevano detto che era “prematuro saltare a conclusioni”. All’epoca, i primi ad avanzare l’ipotesi di un attentato a bordo furono gli Stati Uniti e la Russia.
La commissione ha comunicato le nuove scoperte alla procura in quanto, hanno spiegato fonti del ministero dell’aviazione egiziano, la magistratura viene automaticamente coinvolta “se diventa chiaro agli occhi della commissione di inchiesta che esistono sospetti sull’origine criminale dell’incidente”. Secondo gli investigatori, uno dei possibili scenari, alla luce delle nuove prove, è quello di una “trappola” che potrebbe aver innescato le fiamme, causando l’incidente. La tesi dell’attentato, nei mesi scorsi, è sempre stata contrapposta a quella dell’avaria causata da problemi tecnici.