Era il 20 maggio 1987, più di 31 anni fa, quando Roberto Rizzi venne ucciso in un bar di Torino. Un omicidio commesso “per errore”, visto che la vittima di Vincenzo Pavia, ex collaboratore di giustizia e affiliato della famiglia Belfiore, doveva essere Francesco “il Rosso” Di Gennaro. Uno scambio di persona, costato la vita a Rizzi e confessato solo ora dall'autore materiale, che agì su commissione di Saverio Saffiotti freddando l'uomo in Via Pollenzo a colpi di pistola. Pare che Pavia si sia reso conto dopo alcune ore di avere ucciso la persona sbagliata, totalmente estranea al mondo della criminalità organizzata ma, come spiegato da lui stesso, molto somigliante a Di Gennaro.
Il contesto
La Squadra mobile di Torino ha svolto delle indagini successive alla confessione, ricostruendo la vicenda: Pavia, all'epoca dei fatti, era legato alla famiglia Belfiore che, allora, era guidata da Domenico Belfiore, poi condannato all'ergastolo in via definitiva in quanto facente parte del commando che uccise il procuratore della Repubblica Bruno Caccia, il 26 giugno 1983. Dopo l'avvicendamento alla guida della famiglia, con il fratello di Domenico, Salvatore Belfiore, ad assumere le redini assieme allo stesso Saffioti, l'omicidio di Di Gennaro venne commesso il 24 agosto 1988, poco più di un anno dopo l'assassinio di Rizzi.
Ulteriori indagini
Il mandante dell'omicidio, Saffioti, è stato assassinato nel 1992 pare su commissione dell'ex socio Belfiore: per questo dell'uccisione di Rizzi dovrà rispondere esclusivamente Pavia che, quel giorno, entrò nel bar e sparò un unico colpo di pistola in testa all'uomo, dileguandosi poi su un'auto. Solo il giorno successivo si rese conto di aver sbagliato persona, leggendo un giornale e scoprendo che Di Gennaro era ancora vivo, essendo stato ucciso al suo posto un avventore del medesimo bar del tutto estraneo ai contesti di 'ndrangheta. Ora sono in corso ulteriori indagini per risalire a eventuali ulteriori delitti rimasti finora taciuti.