Io il Vaticano lo brucerei, lo svuoterei. Se potessi prendere il Papa e portarlo ad Assisi, lo farei. Vorrei vedere tutti i cardinali missionari in Africa. Il Vaticano è la ripetizione del tempio di Gerusalemme”. Questa la dichiarazione choc di don Antonio Mazzi, 88 anni, fondatore della comunità “Exodus” e protagonista di un'intervista a tutto campo al 'Corriere della sera', nella quale non ha solo parlato della sua vita ed esperienze a confronto con personaggi e situazioni complesse, ma ha anche manifestato la sua visione su quella che è la fede cristiana e l'organo che la governa, attraverso risposte anche provocatorie che, almeno in parte, possono ritenersi legittime: “Ho odiato il collegio di Verona dove sono cresciuto. Don Calabria diceva che ero intelligente, ma matto. In terza media, fui anche bocciato. Ero ribelle”.
Punti di vista
Un modo di essere che don Mazzi ha spiegato come un fattore legato alla religione: “Mi dava e mi dà fastidio: è tutta regola, non è fede. Oggi, dico che è come un matrimonio che diventa un dovere: se non esiste più l’amore, che roba è? Per la società è ancora matrimonio ma per te? Mi chiedo se comanda più la Chiesa o il Vangelo. Papa Francesco, poveretto, vuole che il Vangelo torni Vangelo, ma lo dice in Vaticano, che è il luogo del potere, e sa che perderà”. Il sacerdote racconta anche di un incontro, nel quale avrebbe detto al Santo Padre di sapere “che io sto meglio di lui, perché posso correre dietro la pecorella smarrita. Il suo segretario ha fatto due occhi così, ho temuto che mi cacciasse”. E ancora: “Se ho fede, ce l’ho perché sono convinto che Dio è il padre e questo risponde a un bisogno profondo, che è umano, non religioso”. Poi sull'eresia si chiede: “Cos’è? Quando dissi che il cardinale Tarcisio Bertone era di una ricchezza schifosa, mi scrisse il suo avvocato per convocarmi, ma non ci andai. Mi salva la popolarità. Se non sei popolare, ti arriva una letterina e ti hanno impedito di parlare”.
“Ognuno capisca che l'altro viene prima”
Ma non solo. Nel corso dell'intervista, don Mazzi ha detto la sua su molti degli argomenti più discussi, da un punto di vista spirituale, nella società contemporanea, a cominciare dalle unioni civili: “L’amore è amore. Ognuno nasce per amare e essere amato. Aggiungo: per desiderare ed essere desiderato”. Il desiderare che, secondo il sacerdote, non è peccaminoso perché “il peccato lo abbiamo messo noi”. Ma la strada di don Mazzi ha incrociato quella di numerose storie di personaggi controversi: “Vivo per cambiare la vita delle persone – ha detto -. Voglio che ognuno capisca che prima esistono gli altri, poi tu”. E se Marco Donat Cattin “ha lavorato in comunità con una tale intensità che non c’era bisogno che chiedesse perdono”, Pietro Maso “era una bestia e non è cambiato per niente”. Su Fabrizio Corona e Lele Mora, invece, ha chiosato: “Mi hanno fatto perdere tempo. Fabrizio ero convinto di portarmelo a casa, ma si sente la divinità di se stesso”.
“Cambiare il sistema di accoglienza”
Ma al di là dei casi singoli, per il sacerdote, “la prima cosa che dovrebbe fare Dio per certe persone è portare in cielo Giuda, perché tutti devono avere una speranza. In carcere, ho detto la messa a Totò Riina e Bernardo Provenzano. Mi sembrava una presa in giro, ma era giusto così”. Di se stesso, come ha sottolineato, si dimentica per dedicarsi ai ragazzi della sua comunità dove arrivano tossici ma non solo. E don Mazzi cerca di tirare le somme anche in questo senso: “Prima, con l’eroina e la cocaina, si potevano disintossicare e imparavano un mestiere, ora, con le droghe chimiche, si bruciano, vanno via di testa. Bisogna cambiare tutto il sistema di accoglienza e cura”. Le parole di don Mazzi fanno riflettere sulla concezione di una Chiesa che potrebbe essere ritenuta retrograda e che, addirittura, sarebbe di ostacolo alle parole profetiche del Vangelo. Un Papa – secondo il sacerdote – prigioniero del Vaticano e dei suoi collaboratori presi e persi dai giochi di potere. Saranno in molti a pensarla come l’anziano prete, che ha visto la sua presenza sui media come una forma di tutela. Si compiaceranno specialmente coloro che ogni giorno godono nel vedere la Chiesa umiliata e attaccata anche ingiustamente dimenticando le grandi opere di carità quasi mai notiziate a differenza degli scandali.
E ora, a 88 anni, don Mazzi dice di sperare nell’aldilà oltre la fede e sogna vedere i cardinali migrare in Africa per servire i poveri.