A nove anni di distanza dalla morte della 26enne Chiara Poggi, trovata senza vita nella sua abitazione di Garlasco (Pv) il 13 agosto del 2007, potrebbe esserci una svolta giudiziaria. Per l’omicidio della giovane è sempre stata indagata una sola persona: Alberto Stasi, il fidanzato della vittima. Sette anni (e quattro gradi di giudizio) dopo, però, molti nodi restano ancora da sciogliere. Al momento, l’ex fidanzato della vittima -ora 33enne – sta scontando in carcere una condanna definitiva a 16 anni.
La procura di Pavia ha accolto l’esposto presentato dalla madre di Alberto in cui chiedeva l’apertura di una nuova indagine su un amico del fratello della vittima, le cui tracce di dna, secondo una perizia della difesa, sarebbero state trovate sotto le unghie di Chiara. Le nuove analisi sono state condotte da un genetista su incarico dello studio legale Giarda. Il giovane, ricordano le fonti giudiziarie, era già stato interrogato dai carabinieri per ben due volte all’epoca dei fatti, ma aveva un alibi per l giorno del delitto.
“Non ho creduto nemmeno per un istante alla responsabilità di Alberto – aveva detto la madre di Stasi qualche giorno fa in una intervista al Corriere della Sera – Non ha ammazzato Chiara. E se finora era una convinzione, adesso è una certezza: quella persona deve spiegarmi la presenza del suo Dna sotto le unghie della ragazza. Lo deve a me, lo deve ai genitori di Chiara, lo deve a tutti”.
Sull’apertura della nuova inchiesta, il procuratore di Pavia, Giorgio Reposo, ha però invitato alla cautela: “L’unica notizia che posso confermare – aveva spiegato – è che dalla Procura generale di Milano è arrivata la busta con i documenti sul caso. Documentazione che adesso dovremo esaminare. Al momento, quindi, non siamo in grado di rispondere se verrà aperta o meno una nuova inchiesta. Solo dopo aver studiato con attenzione i documenti – aveva aggiunto – potremo fare una nostra valutazione, che trasmetteremo al gip. E soltanto a quel punto verrà presa la decisione se aprire o meno una nuova indagine. Sino a quel momento ogni ipotesi rischierebbe di risultare infondata”.