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Cosenza, brucia casa storica: 3 morti e raro patrimonio librario distrutto

Tragedia a Cosenza, dove tre persone hanno perso la vita nel rogo divampato nel loro appartamento situato nel centro storico della città calabra. L’incendio, dovuto a cause ancora da accertare, ha ucciso Roberto Golia, la moglie Serafina Speranza e lo zio Antonio Noce che hanno perso la vita avvolti dalle fiamme mentre all’esterno della palazzina di corso Telesio i vigili del fuoco cercavano di domare il rogo. Salvo il fratello di Antonio Noce – che viveva con loro – perché da poche settimane era ospite dell’Oasi Francescana.

La dinamica

L’incendio è divampato nel pomeriggio. A dare l’allarme alcuni vicini, che hanno sentito le urla disperate delle persone intrappolate. Ma per loro non c’è stato nulla da fare: il sopralluogo dei vigili del fuoco, avvenuto in serata con molte cautele a causa del rischio di crolli nel vecchio edificio, ha portato al rinvenimento dei loro corpi carbonizzati.

Inestimabile patrimonio perduto

Le fiamme hanno completamente distrutto anche i piani superiori, dove era ubicata la residenza Ruggi D’Aragona. Nel palazzo nobiliare risalente al 1100, che la famiglia Bilotti aveva inteso aprire al pubblico, erano conservati, in una fornita biblioteca già catalogata dal Centro Studi Telesiani, i documenti più rari e significativi della storia della città. Tra questi – riporta Qui Cosenza – le uniche copie esistenti dei manoscritti gotici di Bernardino Telesio e degli scritti del filosofo Aulo Giano Parrasio. Cosenza perde così mezzo millennio di memoria storica.

Tragedia annunciata

Una tragedia annunciata, dice Roberto Bilotti mentre assiste inerme alla distruzione di tutto il patrimonio (dipinti, mobili d’antiquariato, l’intera cappella) della residenza Ruggi d’Aragona di cui si sentiva essere custode più che proprietario. La Procura di Cosenza era stata sollecitata più volte allo sgombero della famiglia di occupanti abusivi del piano sottostante: otto anni di esposti, sopralluoghi dell’Asp e delle forze dell’ordine che certificavano le pessime condizioni igienico sanitarie in cui versava l’appartamento. 

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