Nuova sentenza innovativa dei giudici in tema di bioetica. La Corte d'Appello di Napoli ha accolto la richiesta di stepchild adoption avanzata dalla compagna di una donna che ha avuto un bambino sottoponendosi alla procreazione artificiale. La compagna della donna che ha partorito si è vista riconoscere lo stato di “mamma dalla nascita” e non solo di madre adottiva. Del resto – la spiegazione dei giudici – la donna accettò e condivise il progetto della procreazione assistita.
La felicità di “Famiglie Arcobaleno”
Le due donne sono socie dell'associazione genitori omosessuali Famiglie Arcobaleno. “Le motivazioni della sentenza sono molto importanti – ha spiegato l'avvocato Francesca Quarato – perché, nel riconoscere il diritto delle due mamme ad essere riconosciute entrambe come genitrici del figlio che insieme hanno voluto, la Corte d'Appello fa un passo avanti ulteriore ricordando che la stepchild è una forma di tutela minima per i figli di coppie omogenitoriali, perché è subordinata alla domanda, perché assicura una tutela non piena e, infine, concede di adottare quello che, invece, deve essere considerato un figlio della coppia già alla nascita. In tal senso, richiama espressamente la legge 40 indicando per la piena tutela dei figli di coppie omogenitoriali la strada del riconoscimento alla nascita”.
La battaglia contro utero in affitto e commercio di gameti
La questione è destinata però a non finire qui. Nei giorni scorsi è partita la battaglia delle associazioni CitizenGo e Generazione Famiglia nei confronti dei Comuni che hanno registrato i figli di coppie omosessuali. Di qui la presentazione di cinque esposti alle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Milano, Torino, Firenze, Bologna e Pesaro. Nel corso della conferenza di presentazione degli esposti in Senato, il sen. Simone Pillon (Lega) ha ribadito che la questione è strettamente legata a quella del contrasto all’utero in affitto e del commercio di gameti, ha dunque annunciato che “faremo di tutto perché i bambini in Italia non siano compravenduti e non vengano legittimate situazioni frutto di reati come l’utero in affitto”. Per questo egli ha presentato una mozione che impegna il Governo a riconoscere e ad attivarsi in tutte le sedi nazionali affinché questa pratica sia considerata “reato universale”, cioè “sia perseguibile anche se commesso all’estero”. Lo stesso Pillon è intervenuto sulla sentenza della Corte d'Appello di Napoli sostenendo che essa “travalica la biologia e stabilisce con sentenza che un bambino nasce con due mamme. Credo dovremo spiegare alcune cosette alle loro eccellenze. Eppure a me sembra tanto facile, è scritto nella natura e anche nelle leggi penali: due padri = utero in affitto; due madri = traffico di gameti umani”. E ancora: “I bambini nascono da mamma e papà. Ogni diversa prospettazione è contro la natura, contro i diritti dei bambini, contro la verità e contro la legge penale. Spero che la Procura generale impugni la sentenza e che la legge 40/2004 sia finalmente applicata. Noi non staremo a guardare questo crescendo di forzature, e valuteremo ogni iniziativa necessaria per far rispettare la legge”.