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Controlli in 10 aziende nella Terra dei Fuochi

Nuovi contorlli nella cosiddetta Terra dei Fuochi. E' infatti in corso dalle prime ore di questa mattina una nuova operazione congiunta di Polizia Metropolitana ed Esercito nella vasta zona che si estende in Campania, all'incirca a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta.

L'espressione apparve per la prima volta nel 2003, quando fu usata nel “Rapporto Ecomafie” di quell'anno curato da Legambiente e si riferiva alla pratica diffusa per anni di interramento di rifiuti tossici e rifiuti speciali, e  di innesco di numerosi roghi di rifiuti, circostanze con un potenziale impatto negativo sulla salute della popolazione locale.

Ispezioni

Le ispezioni odierne sono state effettuate a Napoli (nei quartieri Doganella e San Pietro a Patierno) ed in provincia, nello specifico a Nola, Marigliano, Brusciano, Pompei, Torre del Greco, Melito, Sant Antimo e Mugnano. Una decina in tutto le aziende controllate. L'operazione é scattata in seguito all'analisi territoriale diretta alla lotta ai crimini ambientali. “La vastità dell'operazione manifesta ancora una volta la specializzazione del corpo della polizia metropolitana in materia di crimini ambientali”, si legge in una nota della Città metropolitana di Napoli.

Il rapporto Legambiente 2018

L'ultimo rapporto Ecomafie di Legambiente è stato presentato nel luglio scorso e riguardava l'anno 2017. Seconod il report, la Campania è ancora una volta in testa per il numero di reati ambientali, concentrati per il 44% nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa. “Mai nella storia del nostro Paese – si legge nel rapporto – sono stati effettuati tanti arresti per crimini contro l’ambiente come nel 2017, mai tante inchieste sui traffici illeciti di rifiuti”: Ben  538 infatti le ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispetto al 2016).

Un risultato importante sul fronte repressivo frutto sia di una più ampia applicazione della legge 68, come emerge dai dati forniti dal ministero della Giustizia (158 arresti, per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente) sia per il vero e proprio balzo in avanti dell’attività delle forze dell’ordine contro i trafficanti di rifiuti: 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016).

Il settore dei rifiuti – si legge ancora – è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24%. A completare il quadro, un fatturato dell’ecomafia che sale a quota 14,1 miliardi, una crescita del 9,4%, dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.

“Passi da gigante”

“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia – commentava lo scorso luglio il presidente di Legambiente Stefano Ciafani alla presentazione a Roma del nuovo rapporto – dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente. Noi lavoreremo – concludeva Ciafani – per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge”.

 

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