Per ottenere soldi “facilmente” molte persone sarebbero disposte a tutto. Nella città cinese di Ningxia alcuni minatori sono stati uccisi e poi i loro assassini si sono finti dei parenti per ottenere i risarcimenti per il loro decesso. Con questa accusa cinque persone sono state condannate a morte. Non è la prima volata che delle truffe simili accadono in Cina, tanto che nel 2003 il regista Li yang vinse un orso d’argento al festival di Berlino con il film “Blind Shaft” – pozzo cieco – in cui veniva narrata la storia di due assassini che si spostavano di miniera in miniera per cercare nuove vittime su cui lucrare.
Nel caso della città di Ningxia, in totale, sono state condannate 10 persone: hanno convinto con l’inganno 5 uomini a lavorare in miniera e poi li hanno barbaramente uccisi con pietre, pale e picconi. Gli omicidi sono avvenuti tra il 2010 e il 2013 e hanno fatto entrare nelle tasche degli assassini 2,3 milioni di Yuan, oltre 360 mila euro. Tre persone sono state condannate a morte, due alla pena capitale sospesa, ossia una condanna che spesso viene commutata con l’ergastolo, mentre altri cinque hanno ricevuto delle pene che vanno dai tre ai 15 anni di carcere.
Purtroppo in Cina gli incidenti in miniera sono molto frequenti a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza e molti proprietari dei siti minerari – per non incorrere in diatribe legali – preferiscono risarcire i familiari delle vittime sul lavoro con un risarcimento: ciò consente di mettere tutto a tacere senza dover ricorrere alle vie legali.