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Cassazione: nessuno “sconto etico” a chi uccide per pietà

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Entro il 24 settembre 2019, giorno in cui la Consulta dovrebbe pronunciarsi sul caso Dj Fabo-Cappato, il Parlamento potrebbe varare una legge sul suicidio assistito. Intanto, però, giunge una sentenza della Cassazione la quale ribadisce che non sono applicabili attentuanti a favore di chi uccide una “persona che si trovi in condizioni di grave ed irreversibile sofferenza fisica”. Così la Suprema Corte ha confermato la condanna per omicidio volontario senza “sconto etico” a un marito che aveva sparato alla moglie ricoverata per Alzheimer. L'anziano di 88 anni è stato condannato a sei anni e sei mesi, dopo che sparò alla moglie nel dicembre 2007.

La sentenza

Con questa decisione, i supremi giudici affermano il principio per cui “nella attuale coscienza sociale il sentimento di compassione o di pietà è incompatibile con la condotta di soppressione della vita umana verso la quale si prova il sentimento medesimo. Non può quindi essere ritenuta di particolare valore morale – concludono gli ermellini – la condotta di omicidio di persona che si trovi in condizioni di grave e irreversibile sofferenza”. Ad avviso della Cassazione, è ritenuta “pratica di civiltà” uccidere gli animali di compagnia quando non curabili, mentre “nei confronti degli esseri umani” operano “i principi finalizzati alla solidarietà e alla tutela della salute” e del “superiore rispetto della vita umana”.

Pillon (Lega): “Sentenza è punto imprescindibile”

“La sentenza della Cassazione sulla questione fine-vita, giunta nella giornata di ieri, rappresenta un punto imprescindibile nel dibattito sul fine vita, recentemente emerso in relazione al caso Cappato. Nella motivazione della sentenza, la Suprema Corte fa appello al sentire diffuso della comunità sociale che reputa intollerabile sopprimere la vita umana per nessun motivo. La persona umana va sempre curata e accudita fino alla fine, evitando ogni inutile accanimento terapeutico ma anche sanzionando ogni forma di omicidio o di istigazione al suicidio”, è quanto afferma a titolo personale il sen. Simone Pillon, capogruppo Lega in Commissione Giustizia al Senato.

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