Il tribunale del riesame di Brescia ha confermato il carcere per Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello arrestato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Secondo i giudici, di fronte ai quali si è svolta l’udienza il 14 ottobre scorso, gli indizi contro l’operaio edile sono tali da giustificare il suo isolamento nel carcere di Bergamo dove è detenuto dal 16 giugno scorso con accusa di aver ucciso la giovane ginnasta di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010.
Le richieste della difesa, rappresentata dai legali Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, non sono state accolte. Gli avvocati, nella loro istanza, hanno affrontato la questione del dna dell’indagato trovato sugli indumenti della vittima: “Non un elemento così scevro da dubbi, tanto da essere individuato sempre dai Ris come ‘quantomeno discutibile”, secondo i legali. E la calce che sarebbe stata trovata nei polmoni della 13enne, ma che nella relazione medico legale “appare solo nelle conclusioni e non quando si analizza l’apparato respiratorio della vittima”.
Nella richiesta della difesa si cita anche il documento Vodafone che dimostrerebbe come, mentre il cellulare di Yara aggancia la cella di Brembate prima di essere spento per sempre alle 18.55 del 26 novembre 2010, il cellulare di Bossetti dalle 17.45 resta agganciato alla cella di Mapello. “Bossetti a distanza di un’ora e dieci potenzialmente sarebbe potuto essere in qualsiasi altro luogo”, si sottolinea. Tutte conclusioni rigettate dai giudici di Brescia, come già fatto dal gip di Bergamo Ezia Maccora che, per prima, ha negato all’imputato di lasciare il carcere, dove si trova in isolamento da oltre 100 giorni.