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Caso Helg: la Procura cerca i complici

“L’ho fatto per bisogno, ho la casa pignorata e ho problemi economici. Problemi molto seri”. Così Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo e vicepresidente della Gesap, società che gestisce l’aeroporto di Falcone – Borsellino, si è giustificato di fronte agli inquirenti che lo hanno arrestato in flagranza di reato mentre prendeva una tangente da 100 mila euro. L’ex funzionario è stato interrogato a lungo dai magistrati, all’inizio ha provato a negare l’evidenza, affermando che l’assegno che si era messo in tasca “pensavo fosse un biglietto”. Poi dopo che gli inquirenti gli hanno fatto ascoltare le registrazioni della conversazione con il ristoratore ricattato, non ha potuto far altro che dichiarare la verità.

Ma i magistrati hanno deciso di ampliare le indagini, infatti Helg nelle registrazioni parla sempre al plurale, ma non fa mai dei nomi, non è chiaro se l’aeroporto sia nelle mani di un racket ben organizzato e che quindi Helg sia solo la punta dell’iceberg o se l’uomo avesse solo cercato di ingrandire le cose, in modo da far sborsare più soldi al ristoratore malcapitato. L’arresto di Helg ha suscitato molto scalpore, in quanto era conosciuto per il suo impegno contro la mafia, la sua lotta contro il “pizzo” imposto da Cosa Nostra ai commercianti ed era intervenuto al premio Libero Grassi, l’imprenditore palermitano assassinato dalla mafia il 29 agosto 1991.

“Davide e Alice se la ricordavano la diffidenza di Libero per questo impostore. Stai alla larga, mi suggerivano. Ma io mi sono ritrovata con lui sui palchi dell’antimafia e dell’antiracket perché le cose che diceva con tanti che lo circondano finivano per incidere la sfera dell’emozione. – dichiara la vedova di Libero Grassi – Non siamo perfetti. Forse, più invecchiamo e più siamo deboli. Così, ci siamo fatti coinvolgere in tanti, sbagliando. Ma forse di questo si approfitta l’impostore, delle nostre emozioni”.

La donna, con parole molto semplici ha centrato il fulcro dell’inchiesta, infatti si domanda come sia “possibile che con le imprese e i negozi falliti questo signore sia rimasto al vertice della Camera di commercio e, all’aeroporto Falcone e Borsellino, alla guida della Gesap? Che l’abbiano fatto perfino cavaliere del lavoro? Di questo bisognerà dare conto. – ed ha concluso – Anche perché un impostore di questo rango non agisce da solo. I soldi del pizzo non vanno quasi mai direttamente a chi lo chiede perché deve distribuirli”.

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