A Milano sono state sottoposte a profilassi precauzionale 120 persone a seguito della morte di una studentessa della facoltà di Chimica dell’Università Statale di Milano, avvenuta nei giorni scorsi a Niguarda. Secondo i medici la causa del decesso è meningite. A confermarlo è l’Agenzia di Tutela della Salute (Ats) di Milano, che sottolinea come non ci sia alcun allarme per la popolazione. Lo scorso luglio era deceduta un’altra ragazza, sempre per meningite, che frequentava lo stesso laboratorio universitario.
Alessandra Covezzi, studentessa alla Statale di Milano si è sentita male martedì 26 luglio. Dopo pochi giorni è deceduta all’ospedale Fatebenefratelli, dove l’ambulanza l’aveva trasportata d’urgenza. Subito è scattata l’indagine epidemiologica, la ricerca dei suoi contatti più stretti, amici e colleghi di università, familiari e tutte le persone che sono entrate in contatto con lei nei dieci giorni precedenti (periodo di incubazione del batterio). Episodi come questo, sottolineò all’epoca Luca Bernardo, direttore della Casa pediatrica Asst Fatebenefratelli-Sacco, “ci ricordano quanto sia importante vaccinare”. Tuttavia, secondo gli esperti dell’Ats, tra i due casi non ci sarebbe alcun nesso: gli specialisti stanno comunque analizzando i campioni di meningite delle due ragazze.
Giorgio Ciconali, responsabile dell’Igiene Pubblica della Ats Metropolitana, rassicura i cittadini: “Non c’è alcun allarme meningite a Milano”. Il batterio, spiega Ciconali, “è purtroppo una malattia che ogni tanto si ripresenta, per fortuna con numeri relativamente bassi. E’ ovvia la preoccupazione nelle persone quando il decesso avviene in una ragazza di 24 anni. Ma si tratta di un fatto abbastanza eccezionale, che ha stupito anche noi.”
In queste ore, gli esperti dell’Ats sono alla Facoltà di Chimica della Statale, dove la ragazza lavorava, “per parlare agli studenti e fare loro la profilassi. Sono state raggiunte in tutto 150 persone: alcune erano già andate spontaneamente in farmacia per richiederla, o al Pronto Soccorso dell’Ospedale Niguarda. Per 80 persone l’abbiamo somministrata direttamente noi”. Per circa 30 persone, inoltre, non è stato necessario fare alcuna profilassi, “perché parlando con loro – conclude Ciconali – abbiamo stabilito che non avevano avuto una frequentazione stretta o contatti prolungati con la ragazza, e quindi per loro non era necessaria alcuna cura”.