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Caso Celentano, il test del dna chiude la pista messicana: “Celeste Ruiz non è Angela”

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Ci avevano sperato i genitori di Angela Celentano che quella ragazza messicana, che sosteneva di essere la loro figlia, fosse davvero la stessa bambina scomparsa ormai 21 anni fa sul Monte Faito. Una speranza coltivata per sette anni, delusa dall’analisi del dna effettuato su Celeste Ruiz (questo il nome utilizzato dalle cronache) dopo la sua individuazione: quella presunta ragazza che, nel 2010, sostenne di riconoscersi nel volto della piccola, in realtà non è Angela. L’inizio della vicenda di Celeste, infatti, iniziò proprio quando, dopo aver visto una foto della bimba svanita nel nulla il 10 agosto del 1996, qualcuno contattò la sorella dicendo di essere la stessa persona ritratta nella foto, affermando inoltre di essere in buone condizioni e di non voler essere cercata. Da quel momento, però, “Celeste” divenne irrintracciabile e, per oltre un lustro, di lei non si è più avuta notizia.

Furto d’identità

In questi anni, addirittura una ricompensa di tre milioni di pesos (144 mila euro) era stata offerta dal governo messicano per chiunque avesse fornito informazioni utili alla sua individuazione. La prospettiva del premio, però, non ha dato nessun esito fino a oggi, quando la notizia del suo ritrovamento è stata diffusa dalla trasmissione “Quarto grado”. Sette anni di speranza per la famiglia e, paradossalmente, sette di ignoranza assoluta in merito alla vicenda per la ragazza che, in questo lasso di tempo, era totalmente rimasta all’oscuro di quanto accaduto alle sue spalle. A contattare la famiglia, infatti, non fu la presunta “Celeste”, da anni residente in Francia, ma un non meglio identificato cittadino messicano che, a quanto pare, avrebbe prelevato la sua foto (scattata peraltro molti anni prima) da internet, creando una falsa identità.

Proseguono le indagini

“La cura e la completezza delle indagini e il risultato conseguito – ha spiegato in una nota il procuratore di Torre Annunziata, Sandro Pennasilico – non leniscono l’amarezza sul piano umano i quanto accertato e non esauriscono la partecipazione di chi lavora al caso alle speranze della famiglia Celentano”. La pista del Messico sfuma, dunque, anche se le ricerche di Angela non si fermano qui. Naturalmente, la delusione della famiglia per quella che, in questi anni, ha rappresentato una possibilità di poter davvero riabbracciare la propria figlia, è stata molto forte. Qualcuno, anche in un Paese lontano, ha ritenuto di poter millantare sul dolore di persone che, a distanza di oltre venti anni, continuano a non perdere la speranza di poter, un giorno, rincontrare la loro bambina.

Damiano Mattana: