L’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola e l’ex vicecapo della Polizia Gianni De Gennaro sono indagati nell’inchiesta bis sulla revoca della scorta a Marco Biagi, ucciso a Bologna dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002. Dopo l’archiviazione della prima inchiesta la nuova venne riaperta la scorsa primavera dopo la trasmissione alla Procura di Bologna nuovi documenti, in particolare appunti appartenenti all’ex segretario del ministro, Luciano Zocchi. È stato notificato un atto a Scajola e De Gennaro in cui si chiede a una sezione speciale del tribunale di Bologna di interrogarli per sapere se intendono o meno avvalersi della prescrizione.
Nell’indagine sulla revoca della scorta a Marco Biagi, il Procuratore Roberto Alfonso e il Pm Antonello Gustapane contestano a Scajola e de Gennaro una “serie di omissioni a partire dal 3 ottobre 2001”, data in cui venne presentato il “Libro bianco sulle condizioni del lavoro in Italia”, di cui il giuslavorista fu coautore. “Claudio Scajola, nel 2002 ministro dell’Interno, non fece proteggere Marco Biagi dopo aver ricevuto «autorevoli segnalazioni circa l’elevata esposizione del professor Biagi al rischio di attentati, anche omicidiari”, scrivono i pm Alfonso e Gustapane.
A segnalare la necessità di assegnare una scorta al professore furono l’allora ministro del Welfare roberto Maroni, il ministro per la Funzione Pubblica franco Frattini e il direttore generale di Confindustria Stefano Parisi. Per quello che riguarda la situazione di De Gennaro, invece, gli viene contestato il fatto che, sulla reale esigenza di una scorta per Biagi, fu informato per iscritto il 15 marzo 2002 dal vicecapo della Polizia Giuseppe Procaccini, ma l’ex capo della polizia interrogato da Scajola dichiarò che “al riguardo non pervengono segnali specifici, né ci sono ulteriori elementi”. Il reato che quindi viene contestato ai due è “cooperazione colposa in omicidio colposo”.